Ieri, a proposito della mostra di Capoliveri sul tesoro del Polluce, il responsabile di Camminando.org, Fabrizio Prianti, avendo notato che fra i gioielli esposti mancava uno splendido fiocco/farfalla d’oro con 44 smeraldi, rivolgeva una domanda più che lecita. La trascrivo per evitare coloriture o travisamenti: “Si può chiedere come mai e dove si trova?”. Cortesia e trasparenza avrebbero imposto che la responsabile della mostra, ossia la funzionaria della soprintendenza archeologica Pamela Gambogi, desse una risposta (anche dicendo che per vari motivi al momento non poteva rispondere) senza dimenticare che, in fondo, il richiedente fa parte di quella grande massa di utenti che contribuiscono al pagamento del suo stipendio. A chi rivolgersi, per avere chiarimenti, se non a lei? La Gambogi sa tutto del Polluce e, come afferma il soprintendente Bottini (intervista al Tirreno del 15 dicembre 2004), si occupava di archeologia subacquea della zona dell’Elba già ai tempi (dicembre 1999) in cui il suo ufficio concesse all’équipe di inglesi
l’autorizzazione al recupero del piroscafo Glenlogan (in realtà si trattava del Pollux). A tale proposito non posso nascondere che sul ‘caso’ Polluce condivido le forti perplessità espresse da ben quattro parlamentari e, in particolare dal senatore Boco, la cui opinione mi pare opportuno trascrivere: “l’interrogante è venuto a conoscenza che la Soprintendenza per i beni archeologici per la Toscana aveva concesso ai suddetti avventurieri stranieri l’autorizzazione a recuperare nel mare dell’isola d’Elba il piroscafo ‘Glenlogan’, notoriamente affondato nel 1916 a ben 600 km di distanza e a circa 1000 metri di profondità (canyon dell’isola di Stromboli), senza alcuna verifica sulla posizione geografica dello stesso Glenlogan, che pure per cronologia (1916) e ubicazione (fondo del mare) ricadeva nella sfera di pertinenza della legge n. 1089 del 1939; la medesima Soprintendenza non aveva frapposto al progetto alcuna condizione o divieto, nonostante la Capitaneria di Porto di Portoferraio le avesse inviato in tempo utile copia della pratica relativa al recupero, con la specifica richiesta di far pervenire eventuali pareri o prescrizioni di competenza” (14 settembre 2005, atto n. 4-09258).
Ritorniamo al fiocco/farfalla d’oro con 44 smeraldi, che conosco per averne pubblicato un disegno
nel mio ultimo libro “Elba isola olim Ilva. Frammenti di storia”. Sottolineo che non sono il solo ad averlo reso noto: infatti la foto di tale gioiello, (insieme con altri gioielli del Polluce) compare già nel giornale Il Tirreno/Spettacoli e Cultura di quasi 10 anni fa (7 dicembre 2004). La Signora Gambogi, intervenendo su facebook, afferma che “NON E' UN GIOIELLO DEL POLLUCE-LA SPILLA VERA CON SMERALDI E' A CROCE E STA IN VETRINA”. Un altro Signore, ancora su facebook, conferma che “chi pubblica queste foto non conosce neanche una parola della storia del polluce”. Se le frecciate sono dirette a me, posso far contenti LorSignori ammettendo la mia profonda ignoranza, del resto proverbiale. Tuttavia mi permetto di invitarli a consultare il catalogo d’asta Dix Noonan Webb, Londra 20 giugno 2001 (peraltro citato nel mio volume), dove in modo non equivocabile il suddetto gioiello compare fra i preziosi recuperati nel Polluce.
Per il resto mi sembra che sia sorta una polemica che non ha ragione di esistere perché nessuno ha accusato nessuno di alcunché. Penso che i motivi per cui il fiocco/farfalla non è esposto possano essere molteplici, validi e legittimi.
‘Domandare è lecito e rispondere è cortesia’, ha sostanzialmente concluso Prianti. Sono dello stesso avviso.
Michelangelo Zecchini