Raramente si vede tanta gente alla inaugurazione di una esposizione artistica, specie in un paese di limitate dimensioni come Rio Elba, ma la piccola "densa" e qualitativamente "alta" collezione di arte contemporanea che ha aperto i suoi battenti nel cuore di "Rio Castello", nei locali del Passo della Pietà, sabato 10 maggio e che per tre settimane resterà aperta alle visite, è stata anche e soprattutto occasione per ricordare la figura di un amministratore come Franco Franchini, l'operaio colto, forte e gentile, scomparso prematuramente sei anni fa, dopo essere stato per tre volte sindaco del borgo collinare, Assessore e Presidente del Consiglio Provinciale di Livorno.
Le straordinarie doti umane e politiche di Franco sono state ben tratteggiate dal suo successore Danilo Alessi, in un racconto molto sentito in cui non c'è stato spazio per la retorica o la maniera, in cui è emerso il Franchini "Placido Don", capace di sdrammatizzare i momenti di tensione, di applicare tutta la sua "tranquilla passione" nell'armonizzare i diversi pensare, nel ricucire gli strappi apparentemente più insanabili, e capace di mantenere oltre le divisioni politiche un rapporto amicale e di umano rispetto anche con chi si poneva su sponde diverse.
Un interprete insomma della politica vissuta con rocciosa onestà e trasparenza che manca terribilmente alla comunità elbana in generale ed alla "sua" sinistra in particolare
Ci manca pure, Franco, che anche noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere in profondo, come paradigma, come modello da contrapporre ai ragionamenti del "tuttiugualismo" dei teorici dell'antipolitica.
Sostando per qualche secondo davanti alle opere esposte ci è venuto da pensare (non si offenda il valente artista, tanto siamo dei profani e le nostre considerazionin sull'arte valgono poco) che potendo, non avremmo riprodotto le sembianze di Franco in un bronzo che ce lo ricorda bene nelle sue fattezze, ma che non può emettere quel suo sorriso sornione ed il suo amore per la vita, che paradossalmente, ritroviamo di più nei colori delle opere informali della sua collezione, e che comunque ci resta fotografato nella mente.