Domenica 18 Maggio 2014, ore 18, accade qualcosa che fino a qualche mese fa non era neanche ipotizzabile: la Villa Romana delle Grotte torna fruibile, può essere di nuovo vissuta dagli elbani e (soprattutto) dai loro ospiti.
Hanno alla fine prevalso le donne e gli uomini di buona volontà operanti nella Fondazione proprietaria dell’area, in Soprintendenza, nell’Amministrazione Comunale, nelle Università, che finalmente sono riusciti a trovare la soluzione con l’affidamento dell’area alla associazione Archeo Color, una sorta di Task-Force culturale piena di competenze scientifiche e di “contezza sociale”.
Una nota di cronaca che volesse farsi rispettare dovrebbe aprirsi snocciolando l’elenco delle autorità e delle aspiranti autorità (“si vede – diceva, un po’ malignamente, dal folto del pubblico, una signora - che siamo in campagna elettorale!”), e invece noi, deviamo dalla usuale rotta, e non citandone neanche una, facciamo voti che una tanto vasta schiera sia da leggere come il segnale di una nuova attenzione per la cultura, di rispetto verso il cuore profondo della storia di questo territorio.
Preferiamo, raccontarvi ciò che è accaduto dopo che le ragazze della gestione hanno tagliato il nastro, citare le sensazioni di sorpresa di coloro che per la prima volta, inoltrandosi nella vasta area degli scavi, pulita dalla vegetazione infestante si rendevano conto della maestosità dell’insediamento, e pure dell’emozione di chi, come noi, per anni era venuto qui quasi quotidianamente, anche solo per dare un’occhiata all’incomparabile scorcio paesistico, e finalmente poteva tornare a poggiare i suoi piedi su un pezzo di territorio per troppo tempo negato.
Si è potuto fare quindi, e l’augurio è che non finisca qui, ma che dal caposaldo riconquistato delle Grotte, si scenda al sottostante piano, dove gli scavi del Prof. Cambi e dei suoi ragazzi, nella proprietà Gasparri, hanno fatto emergere una parte di quello che sembra un grande insediamento “simbionte” della Villa, di straordinaria importanza, e si proceda oltre, come a ragion veduta sostengono da tempo Legambiente, Italia Nostra (ed in subordine anche questa testata) giungendo a vincolare tutta la Costa ferajese dalle Prade a Punta della Rena, che è tutta di grande interesse archeologico-monumentale ma anche naturalistico, e che può diventare una nuova e aggiuntiva risorsa turistica per la Città dell’Elba e non solo.