Nel partito di Enrico Berlinguer, ultimamente citato a stracazzo proprio da chi la tolleranza, l’educazione, lo stile ed il senso della misura, che erano sue “cifre”, non sanno neppure dove stiano di casa, erano considerati sconvenienti tanto l’indulgere nel vantare i propri meriti, quanto la (solo apparentemente opposta) farisaica professione della falsa modestia.
Ma l’animo umano è quello che è, e poteva capitare che, quando si trattava di tirare le somme per fare le scelte future, qualcuno sottolineasse un po’ troppo quello che era stato il suo “contributo” alla causa comune.
Sauro Giusti (nomen omen) tutta una vita trascorsa in quel partito all’insegna della passione politica, dell’onestà (anche intellettuale) e di un personale disinteresse a prova di bomba, era uno che quando apriva bocca, come si dice qui, “murava”, come dire che l’autorevolezza dei suoi non frequentissimi interventi era tale che raramente restavano argomenti a chi gli si opponeva.
Mi ricordo quasi parola per parola quello che disse un giorno, particolarmente infastidito dai pavoneggiamenti di troppo che aveva ascoltato.
“Cari compagni – attaccò con quello stentoreo vocione che si sposava perfettamente alla sua stazza - io sono grato a questo partito che mi ha insegnato tanto… oggi qui sento dire a uno: “ho dato”, a un altro: “mi sono impegnato ho lavorato” e da capo ad un altro: “ho dato .. ho dato.. ho dato” …”
Da consumato oratore Saurone fece una pausa di qualche secondo poi, guardando dritto l’uditorio fece esplodere un tonante “AVETE ANCHE PRESO!” che, appunto, “murava”, poi, con un po’ di malizia, ripreso un tono più convincente che censore, aggiunse: “ e qui, non scordiamocelo mai, si viene per dare”.
Non avevo avuto modo fino ad oggi, di dedicare una riflessione a Saurone, sindaco ragazzino nel dopoguerra portoferraiese, impegnato a “dare” fino ai suoi ultimi anni, anche semplicemente aiutando i suoi coetanei pensionati a disbrigare pratiche, quando aveva capito – lui - che c’è un tempo nella vita in cui i passi indietro sono dignitosi ed opportuni, la saggezza non è optional e che ostinarsi a fare le primedonne, ad imporre la propria presenza, a celebrare messe a dispetto dei santi, fa solo tristezza e malinconia (e danni).
Non avevo avuto fino ad oggi occasione per dire sul muso ai ferajesi che, infinitamente prima di altri, Sauro, uomo che ha rappresentato sempre e mai “diviso” la comunità elbana, che non ha mai chiesto cariche o onori, scelto dagli altri sempre senza autoproporsi, lui sì sarebbe da concretamente ricordare.
Certe volte anche le quotidiane meschinità tornano utili.