Una delle immagini più antiche, che mi è rimasta fissata indelebilmente nella memoria, risale all'inizio degli anni '50; perché la potessi contemplare, mia madre mi aveva sollevato da terra e posato sul davanzale interno della finestra di quella minuscola casa del Brunello (due stanze + sottoscala + "gabinetto" alla turca esterno), dove abitavamo in cinque.
Il paesaggio era stravolto: Carpani, la "Loppa", la Sghinghetta, la Cementeria e Concia di Terra erano ricoperte da uno sterminato "lago" giallognolo, così come, innaturalmente, era colorato il mare di fronte, tanto da rendere incerti i limiti tra rive e acqua salmastra.
Una quindicina di anni dopo dovevo aggiungere altre, più numerose e chiare, immagini: quelle della Firenze appena sciagattata dall'alluvione di tre giorni prima, "registrate" camminando nel fango che persisteva a terra; ancora fotografie mentali ma commentate dalla ballata, un po' parodistica e geniale di Riccardo Marasco, sulla sua città che "giace sepolta in un mare di cacca - non sai se d'uomo oppure di vacca".
Altro più grande salto temporale, siamo nel nuovo millennio, e stavolta le foto sono reali, invadono la redazione, vengono da Campo, la più emblematica é quella di una statua assalita da un anomalo torrente, stavolta il commento aspro di un vecchio: "le case si facevano sui poggi e sullo scoglio, ora le fanno nelle valli, nelle buche e nella merda". Ed ancora "l'acqua dove c'è stata ci torna, e se un posto si chiamava "Lo Stagnone" costruicci scuole (ora pure supermercati NDR) non è proprio da cervelloni, no?"
Ma scarseggiano "cervelloni" urbanistici in plancia di comando, e al timone della zattera di pietra e fango Elba. Tanto è che si è costruito ancora case su case, si é impestato i piani di asfalto e di cemento, impermeabilizzandoli, moltiplicando velocità di scorrimento delle acque alluvionali, uno dei parametri del disastro.
L'Isola è ancora col culo (bagnato) in terra, ma i minimizzanti suoi maggiorenti proclamano che, per la "sacra stagione turistica", tutto sarà a posto e i trombettieri loro spandono la buona novella liricamente: "Tutto tornerà presto più bello e splendente che pria!"
Però, ad esempio, i litorali ferajesi (pessimamente serviti da linee pubbliche di trasporto, ma lucrosamente "megaparcheggiuti" da privati), sono in maggior parte invasi/minacciati da frane, erosioni, e resi pressoché irraggiungibili: dalle Viste alla Padulella, da Capobianco ai Prunini, fino al Viticcio e oltre, senza che ci sia un complessivo piano di rimessa in pristino di tutto il fronte mare e della sua messa in sicurezza.
Ma all'ennesimo "tutto va ben madama la Marchesa" ci possono abboccare - a questo punto - solo i ghiozzi.
sergio