Qualche mese fa vado agli impianti sportivi di San Giovanni, a veder giocare a Rugby – cuore di nonno – Matteo e Giacomo. Le brevi partite dei mini-atleti provenienti da ogni dove della Toscana si susseguono con frequenza in porzioni di campo, tanto che non è neppure agevole individuare, i rispettivi adorati rampolli da parte chi sta in una tribuna occupata da un pacifico mix interprovinciale di adulti.
Ad un tratto mi trovo faccia a faccia con chi mi sta accanto che somiglia a Bobo Rondelli, ma proprio troppo la stessa ghigna e allora azzardo “Bobo?” Lui mi punta e poi fa: “Ah lo scrittore!” “Deh aguanta! – mi viene spontaneo – famo giornalista, che fino a lì ci arivo!” E poi si chiacchiera un po’ di quella disciplina, mi indica orgoglioso il figliolo “che gioca benino” … io che il Rugby l’ho visto solo in tv, sono piacevolmente sorpreso da quello che vedo, ma soprattutto da quello che non vedo e non sento.
Non vedo nessuno dei ragazzi rotolarsi a terra dopo un normale contrasto di gioco urlando come se lo stessero scannando;
Non vedo nessun calcetto dato a tradimento, nessuno sgambetto fatto da furba carognetta per imbrogliare l’arbitro;
Non vedo e non sento nessuno contestare le decisioni, di chi dirige la partita, in campo e men che mai in tribuna;
Non vedo nello sguardo di quelli che stanno vicino a me nessuna “fiera certezza” di aver generato un futuro campione del mondo;
Non vedo e non sento nessuno degli spettatori in trance agonistica con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca urlare insulti ai ragazzini che giocano contro il loro ragazzino;
Non vedo rabbia e disperazione tra i ragazzi e gli spettatori perdenti, nessuno scomposto e vanesio gioire in chi ha vinto.
Rimango ammirato dall’educazione e dalla “tranquilla passione” di queste giovani ed adulte persone che si sono alzate all’alba e si sono sciroppate anda e rianda pulman e traghetto per essere qui.
E mi viene da annotare che qui si sta azzeccando tutto, in un processo educativo e socializzante attraverso una pratica sportiva, che qui si sta cercando di instillare nei ragazzi dei valori quali la lealtà, il rispetto del prossimo anche se avversario, il saper vincere ed il saper perdere.
E mi viene da notare quanto invece su altri fronti si stanno facendo danni nei confronti di altri ragazzi con delle “fabbriche delle illusioni” (si fa per dire) sportive, con abbondanti scimmiottamenti del vacuo, e spesso marcio, mondo professionistico, alimentate soprattutto da troppi che cercano il riscatto dalla loro pochezza, nel filiale successo e nella filiale ricchezza, magari raggiunti calciando un pallone o mostrando il culo in televisione.
E mi viene da pensare dove siano andati a finire i bambini liberi e felici di correre per le strade e le piazze, o dietro ad un palla, anche in spazi impropri.