Diciamocelo, non è un bel momento per le Fiamme Gialle: un generale arrestato nell’ambito dell’inchiesta MOSE e due indagati, un comandante provinciale (il nostro) arrestato con ipotesi di reato pesantissime. Per non parlare di chi ha smesso la divisa come l’On. Berruti, passato in pochi mesi da essere un brillante ufficiale che indagava sulle per nulla chiare attività del Cavaliere su Milano 2, alla corte dei legulei del medesimo Berlusconi e ficcandosi a sua volta in guai giudiziari a raffica, o come quell’altro tizio che prima doveva la sua notorietà solo al fatto di essere convolato a giuste nozze con la Ducia Alessandra, grande persecutrice dei pedofili, che si ritrova in casa ora un indagato che pare sicuro abbia fatto sesso a pagamento con delle ragazzine.
Tutto ciò premesso ha ragione Tirelli, questi signori possono momentaneamente offuscare con le loro (presunte o accertate) malefatte l’immagine della GdF, ma non inficiano il lavoro di 60.000 donne e uomini, che rappresentano complessivamente uno dei pochi baluardi contro l’illegalità di cui questo paese disponga, una delle poche colonne su cui può poggiarsi la residuale certezza del diritto in Italia.
Ripeto di condividere tutta l’indignazione manifestata dall’amico Adolfo, per il gesto di chi ha lordato la targa della sua associazione, ed avrei potuto cavarmela con due righe a commento del suo articolo, ma da subito ho deciso di ragionarci autonomamente su, e per due ragioni.
La prima e costituita dalle parole che il notturno mentecatto ha vergato sulla targa e cioè quel “MERDE” accostato ai Finanzieri, e la “dedica” tra quattro virgolette “a Grillo” che ci sta sotto.
Credo che sarebbe opportuno che i locali rappresentanti del M5S (se ancora non lo hanno fatto) esprimessero all’A.N.F.I. la loro solidarietà e la chiara condanna di quel gesto, indirettamente così tentando di rieducare un loro fan, o supporter, decisamente “penecefalo”.
La seconda è che mi onoro di essere stato, compagno di classe ed amico fin dalla adolescenza di un grande finanziere, uno che il grado di generale se l’era conquistato con il lavoro instancabile, con l’acume investigativo, con la fiducia di importantissimi magistrati (Stiz, Sanza, Casson tanto per citarne alcuni) e – non ci sarebbe bisogno di dirlo - con la ferrea onestà.
Parlo di un uomo all’interno del quale i riconoscimenti e la scalata gerarchica, non avevano cancellato il ragazzo di Piazza Padella cresciuto in una famiglia modesta e perbene, un servitore dello Stato al quale la disciplina militare non aveva tolto il gusto di saltare, ove occorresse, controcorrente e di affermare la sua libertà di pensiero.
“Sapessi che facce al Ministero - mi disse una volta divertito – quando entro con in tasca l’Unità…
dalla parte del titolo eh!”
Ho parlato di un grande ferajese che abbiamo perso troppo presto, ho parlato di Giacomo Coletti (non casualmente stesso cognome di colui a cui è dedicata la sezione ANFI) perché quell’imbecille che pensava di fare, col suo graffito, qualcosa di perfino “politico”, ha offeso pure lui.
PS
Ci viene comunicato che il graffito sarebbe stato decrittato (dai diretti interessati) con come "A Grillo" ma come "A Grido" pseudonimo che ci dicono essere già comparso in alcune mail anonime. Meglio per il M5S che, se così fosse, non avrebbe tra i suoi supporter il patentato imbecille che - A Grillo o A Grido - resta l'autore della scritta