Proseguendo (in tono minore) la dotta dissertazione linguistica di Silvestre sulle parlate insulari, ci permettiamo di aggiungere una allocuzione in uso soprattutto nel versante occidentale che suona "m'attasto se ci so'" vale a dire: "stupito da quanto sento (vedo/leggo etc), tocco volutamente una parte del mio corpo per ricavarne la certezza di essere desto e cosciente e non preda di un sogno (o di un incubo)".
Orbene quando ci capita (ahinoi frequentemente) di leggere qualche pronunciamento di un maggiorente elbano che solitamente non brilla per acume ed originalità che, nell'occasione, ci ammannisce la sua "favata del giorno", normalmente restiamo tetragoni, riportiamo rarissimamente commentando , lasciando ai lettori il giudizio.
Ma quando è persona che gode della nostra stima ad esternare quella che a nostro opinabilissimo parere è una solenne minchiata il preoccupato "m'attasto se ci so'" scatta d'ufficio.
Consideriamo infatti Lorenzo Lambardi persona intelligente ed avvertita, sappiamo che fa parte del PD, partito che (anche se non ha il nostro suffragio) dovrebbe, almeno parzialmente, rappresentare una visione del mondo riconducibile a sinistra, ed avere una linea ed una identità nazionali, almeno per quanto riguarda le questioni importanti.
La sua nota sulla "Zona Franca dell'Elba" ci ha fatto "attastare" anche perché abbiamo considerato le pseudo-battaglie annunciate a ridosso delle elezioni per istituire la Zona Franca (assieme a consimili panzane: tipo i Casinò, le province dell'Elba, l'abolizione del Parco con referendum elbano) come demagogici ed assolutamente non realizzabili acchiappacitrulli agitatati sempre dalla destra e sempre da "furbetti" che, passata la festa - gabbato lo santo (elettore) tornavano nel cassetto.
Sostiene Lambardi che l'Elba è la terza isola Italiana ed è l'unica delle tre maggiori a non essere autonoma (ma non è neppure regione come le prime due) ma pure questo essere terza è solo parzialmente vero,perché con meno superficie ma con un numero di residenti più rilevante (più del doppio) la terza isola italiana per popolazione è Ischia, i cui abitanti peraltro godono di un reddito medio leggermente inferiore a quello degli elbani. Ischia ha gli stessi problemi dell'Elba e per alcuni versi assai peggiori (sul fonte del degrado del territorio dell'abusivismo etc). Perché, direbbe un abitante di quell'Isola, la Zona Franca all'Elba e non ad Ischia? E ragionando di disagi: perché l'Elba e non Lampedusa, Pantelleria etc?
Sostiene Lambardi che la crisi ha progressivamente ridotto i guadagni delle aziende elbane, vero, innegabile, ma tuttavia il reddito medio degli elbani risulta in quasi perfetta linea con quello nazionale (e parliamo di ciò che viene denunciato), siamo in pratica mediamente "meno bisognosi" di oltre la metà del paese e quindi la "Zona Franca per Bisogno" non è sostenibile.
A proposito di isole realmente impoverite e di Zone Franche, giova anche ricordare a Lambardi (che è del PD) che i suoi compagni di partito sardi hanno passato metà dell'ultima campagna elettorale (vincendola) a spiegare ai loro elettori perché NON doveva essere richiesta l'istituzione della Zona Franca Sarda, che era uno dei cavalli di battaglia della destra.
Né può essere sfuggito a Lambardi, a proposito di Regioni e Province autonome, che si è sviluppato, proprio all'interno del PD, addirittura un dibattito sulla opportunità della loro sussistenza (nell'ultima "leopolda" c'è stato un vero e proprio scontro), così come gli indirizzi europei sono orientati ad un livellamento fiscale e ad eliminare progressivamente le "eccezioni" (vedi querelle lussemburghese).
E per terminare questa parte del ragionamento una domanda da rivolgere a Lambardi ed a tutti i paladini zonafranchisti : noi non abbiamo una minima idea (anche se immaginiamo che si tratti di parecchi piccioli) della entità del mancato gettito fiscale che si genererebbe per lo Stato, loro sì?
Temiamo di no, temiamo che dietro ai pronunciamenti improvvisati e fantasiosi, non ci sia un vero studio, e non avrebbe senso chiedere una sorta di finanziamento indiretto come di fatto sarebbe la parziale defiscalizzazione derivante dalla zona franca, senza sapere neppure quanto si chiede.
Ed un'altra domanda, in questi tempi di vacche assai smunte, come potrebbe giustificarsi un'azione di governo comportante un taglio di sicure entrate?
Tutto ciò premesso crediamo che, per il clima nazionale ed internazionale, ma anche per brutale logica e senso della realtà, le probabilità che si riesca ad istituire una Zona Franca all'Elba si possano contare sulla dita di una mano monca.
Crediamo però che la conferenza dei Sindaci potrebbe fare qualcosa di più serio, realistico e concreto: sviluppare una nuova e forte iniziativa interinsulare tendente e definire i termini di una nuova "vertenza delle isole minori" pretendendo che le (tutte) le comunità insulari italiane, godano di accettabili standard di servizi (scolastici, socio-sanitari, giudiziari, di trasporto aero-navale etc) una sorta di carta dei diritti dei cittadini delle piccole isole italiane che diventi legge della Repubblica, che stabilisca dei protocolli di erogazione dei servizi vincolanti per le diverse articolazioni dello Stato operanti sui territori.
Nel partito che ha come ultimo frutto ha prodotto il PD, anni fa, Plinio Pellegrini, un po' reprimendo e un po' prendendo per il culo un tizio che mostrava un eccessivo interesse localistico, gli disse: "Ho capito, te sei internazionalista da qui alla porta della sezione".
Impariamo un po' tutti a guardare oltre il nostro naso, oltre il nostro pollaio, oltre la nostra isoletta.
Anche se fisicamente sparpagliati in tutti i mari, è uniti che i cittadini delle isole minori possono far pesare le loro ragioni e possono vincere.