Egregio Mitile Ignoto,
Intanto la ringrazio per la gentilezza con la quale ha accolto e commentato nel suo Asciambere il mio scritto sulla spiaggia del Bagno, grazie a Dio il Direttore era dormiente e così mi sono per una volta risparmiato le lavate di capo e le reprimende con le quali mi affligge ogni volta che scrivo de La Marina.
Mi duole però, ma penso che qui ci sia lo zampino del Rossi o di qualche suo sodale con la smania delle correzioni, che nella frase finale (siamo i soliti comunisti, come disse Totò Riina e come direbbero il berlusconiano leccante Vespa e la fascistissima siliconata Santanchè) “comunista” sia diventato “comunisti”.
Difatti, il singolare per il plurale non era un refuso. Nel 1994 al processo Scopelliti Totò Riina dalla gabbia colloquiava con Berlusconi appena insediato al governo: "C'è questa combriccola, il signor Caselli, il signor Violante, questo Arlacchi che scrive libri..secondo me il nuovo governo deve combattere questi COMUNISTA" . il dialetto sgrammaticato è rivendicato come identità culturale di chi non riconosce lo Stato e concepisce Cosa Nostra come centro di potere autonomo e autoreferente. Sicuramente in Italia Cosa Nostra funziona meglio dello Stato ed è molto più efficace la globalizzazione dei capitali e delle mafie che non quella degli Stati e dei diritti.
Ma c'è anche un altro significato: comunista è la categoria assoluta, per questo indeclinabile per genere e numero, di chi non riconosce il potere della mafia, da Placido Rizzotto a Pippo Impastato, e poi Falcone, Borsellino, ecc. Di coloro insomma che si possono solo ammazzare ma non sottomettere. Totò Riina è un criminale serio e Berlusconi un politico da operetta che è durato 14 anni non per suoi meriti ma perché i comunista , che non sono pochi, sono rimasti orfani di rappresentanza politica.
Per questo anche in quest’isola di 8 comuni-pollai e di imitatori di Berlusconi già pronti all’abiura (vedrete che Cimabue tra poco non sarà mai stato né di Forza Italia né del Pdl), le Nostre Signore e Padrone del Bagno se ne approfittano e inciuciano con sindaci che i comunista (ma anche i democristiani) si sarebbero mangiati in un boccone.
Tiro Fisso 2
Commendevole sig. Tiro Fisso 2, per cominciare le prometto che, almeno da parte mia, questa sarà l’ultimo intervento nel dialogo pubblico che abbiamo aperto in questi giorni, se non altro per non sfracellare gli apparati riproduttivi di chi, bontà sua, ci legge.
In secundis (Totò docet) ammetto la mia colpa. Queste dita e non altre hanno barbaramente corretto il suo COMUNISTA nel più grammaticalmente orecchiabile, ma culturalmente deviante comunisti.
Come attenuante posso confermarle che ho usato il termine comunisti nella stessa, identica, medesima accezione che lei ha pazientemente illustrato a proposito del termine COMUNISTA. Non dunque un riferimento al significato storico politico che il comunismo ha, quanto come metafora di quel tipo di uomini, uomini per l’appunto, che Leonardo Sciascia ha categorizzato nel Giorno della Civetta per bocca del mafioso don Mariano Arena che, interrogato dal Capitano dei Carabinieri Bellodi, così si esprime:
- Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…-
Non me ne voglia.
il mitile ignoto