Molti anni fa due bravi musicisti "elbani" per nascita o frequentazione come Pino Annarella e Saverio Porciello stavano spostandosi in auto su una strada isolana, quando raccolsero un'autostoppista che fecero (si fa per dire) accomodare nel sedile posteriore dove avevano sistemato anche le loro preziose chitarre. Ripresa la marcia, i due ripresero anche il discorso che verteva sul programma di eseguire durante la serata nel locale che stavano raggiungendo:
"Ah ma siete musicisti" interloquì ad un certo punto la ragazza che, nonostante le riconoscibilissime forme delle custodie che stavano collocate sia alla sua destra che alla sua sinistra, se ne uscì con la domanda: "Ma che strumenti suonate?"
"Grancassa e trombone" Rispose perfidamente Saverio
"E che tipo di musica fate?" Chiese la interdetta e poco vispa fanciulla
"Musica bandistica" rispose con la faccia di bronzo lo scugnizzo.
L'episodio, narratoci da Pino temporibus illis, ci torna in mente di tanto in tanto (immaginando quanto atroce potesse risultare una "serata" commentata musicalmente dal "po-po-po" di un trombone e dai colpi di grancassa) ogni volta che ci imbattiamo in una "colonna sonora" sgradevole o comunque in una musica "decontestualizzata", cioè per dirla con sapida tosca espressione, che c'entra con occasione e luogo ove viene eseguita "come il culo con le Quaranta Ore".
Orbene la giunta ferajese di Mario Roberto Marini Ferrari (a furia di "marcarsi", per essere presenti entrambi in ogni occasione, quei due finiranno per fondersi in un unico essere bifronte come Giano), sin dal suo debutto sulle scene si segnalò per l'audacia delle sue scelte musicali con una "fusion" tra l'Inno di Mameli e la Rificolona scanzonatamente cantata nell'austera sala della Biscotteria, ma la solfa (etimo: noioso e ripetitivo sol-fa sol-fa sol-fa da cui "solfa") continua.
"Leggiamo infatti, in ordine alla cronache dei fatti ferajesi delle ultime ore un post fu FaceBook: "E' stato sconcertante sentire la banda suonare delle "canzoncine" tipo "ma che ce frega ma che ce importa" per la celebrazione del 70° anniversario del 25 Aprile invece di sentire suonare "BELLA CIAO". Ieri a Portoferraio non sono stati rispettati e ricordati tutti quelli che hanno lottato, combattuto e sono morti per la libertà!!! W il 25 Aprile! w la resistenza!!!"
Ordunque la Signora Rossella Bottai ha firmato alcune righe indignate (per non dire a sacrosanta ragione incazzate): lei ed altri "ottimi maestri" come Luigi Totaro, Maria Gisella Catuogno, un gruppo di cittadini antifascisti, su queste pagine hanno direttamente o indirettamente stigmatizzato la scorrettezza storica, culturale, politica e democratica compiuta dall'amministrazione portoferraiese, impartendo al "revisionista" Sindaco di Portoferraio ed alla sua banda (absit iniuria verbo) una serie di opportune lezioni, molto condivise - rileviamo - dai lettori. Della parte seria della vicenda si sono occupati loro.
A noi resta da continuare a fare il nostro più irridente mestiere, nel caso notando che, stando a quanto scrive la signora Rossella non si è suonata Bella Ciao (nei cui versi TUTTI si possono riconoscere fuorché i fascisti) ma pare si sia trovato modo di commentare la Liberazione con le note di un pezzo del folk trasteverino (pure musicalmente bruttarello).
Ma lo sapete diletti lettori, quale è il vero titolo di quel pezzo? LA SOCIETA' DEI MAGNACCIONI - Se quella melodia è stata davvero eseguita complimenti per la scelta. Certo Sandro Pertini, Pompeo Colajanni, Benigno Zaccagnini ed altri come partigiani sulle montagne, e poi come Padri Costituenti quello pensavano di fare dell'Italia: un'associazione di gaudenti magnaccia.
Per il settantunesimo chi non se la sente (anche se in Italia si dovrebbe essere antifascisti per dettato costituzionale) non celebri, amministratore o altro, si astenga da fornire immagini caricaturali della storia di questo Paese (una volta tanto con la P maiuscola)