Si chiude "forse" il ciclo degli interventi dedicati da Gian Piero Berti alle opere di Michelangelo Zecchini ed a quelle del Sindaco marinese.
Ringraziamo per il contributo alla discussione l'ex dirigente scolastico ed amministratore formulandogli anche gli auguri della Redazione per una pronta guarigione.
La stampa del libro di Zecchini è stata finanziata, oltre che col contributo di un privato (che ovviamente è libero di spendere i suoi soldi come meglio crede), anche con un contributo della Camera di commercio di Livorno: un ente pubblico, che usa il denaro delle tasse pagate da noi cittadini.
Senza badare a spese (tanto sono soldi nostri), Zecchini ha riempito 302 pagine di carta patinata con centinaia di fotografie a colori, per esporre la Storia dei bagnetti della signora Cleofe e dell’Asino d’oro, sul lungomare di Marciana Marina; per deprecare che i falò della festa di San Giovanni abbiano fatto “scoppiare” gli scogli; per spiegare l’etimologia del nome delle spiagge della “Finiccia” e della “Finiccetta”; per annunciare al mondo (con 25 pagine e 40 fotografie e disegni) la strepitosa scoperta di una tomba etrusca nel centro di Marciana (che però, purtroppo, il Soprintendente per i Beni archeologici della Toscana ritiene che possa essere “un neviere o una cisterna” del palazzo degli Appiani)…
Dopo aver stampato 302 pagine con i soldi nostri, ora Zecchini dice che io scrivo troppo: eppure io ho scritto soltanto qualche pagina sul quotidiano online di Sergio Rossi, senza far spendere niente a nessuno.
Ma proprio perché scrivo troppo, Zecchini ha deciso che non proseguirà la polemica. Annuncia addirittura che in futuro eviterà di leggere le mie repliche.
Ma io so che, in segreto, senza farsi vedere da nessuno, le leggerà.
E si infurierà.
Però non dovrebbe infuriarsi con me, perché non sono io che mi invento falsità e cattiverie.
Non è colpa mia se lui si è vantato di aver scoperto quanto aveva già scoperto il prof. Livrea.
Non è colpa mia se va a raccontare su Internet i suoi colloqui col già defunto e seppellito prof. Ambrosini.
Non è colpa mia se la Soprintendenza ha concluso che a Lucca il passaggio segreto della cavalleria di Castruccio Castracani è soltanto una fogna.
Non è colpa mia se Pino Fabbri dichiara di essere l’autore del bassorilievo etrusco scoperto da Zecchini.
Considerando che il denaro speso dalla Camera di commercio è stato prelevato dalle mie tasche e da quelle dei cittadini italiani, credo di avere il diritto di dire la mia opinione sullo sperpero dei fondi dello Stato. Corre voce che il libro sia costato più di trentamila euro.
Di rincalzo al Maestro che si ritira, entra in scena il sindaco Ciumei.
GENUINA CATTIVERIA
Prendendo spunto da Sant’Agostino, Ciumei introduce una categoria ermeneutica originale: l’umanità è divisa in due schiere, in due “città”.
Da una parte c’è la massa perditionis della “genuina cattiveria”, che comprende (oltre a me) tutti gli oppositori del sindaco.
Dall’altra parte c’è la Gerusalemme celeste: l’eletta schiera della genuina bontà, che comprende gli amici del sindaco e un’intera schiera di amici “loggeschi”.
Dunque il vero campione del Bene - la “Cara Guida” - non è l’Arcangelo Michele, come insegnavano un tempo nelle parrocchie, ma il Ciumei: Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude: noi ti chiediamo, o San Ciumei, di cacciare all’inferno Di Pirro, i Berti, e tutti gli altri spiriti maligni…
E proprio per dimostrare quanto egli sia instancabile nella lotta contro il Male, Ciumei ha annunciato, nel corso del consiglio comunale dell’inizio di agosto, che è suo “dovere” denunciare alla Magistratura un consigliere comunale della minoranza. E quando si tratta di dovere, lui - si sa - non transige.
Più buono di così.
LA GARBATA DIAGNOSI MEDICA
Ciumei scrive che, fino a qualche decina di anni fa, io ero sorridente, pacifico, affabile. Ma sono invecchiato male e l’età mi ha completamente trasformato: ora vado raccontando in giro “un cumulo di falsità” e sono, per l’appunto, animato dalla “genuina cattiveria”.
Con un morso potrei trasmettere anche la rabbia?
Zecchini mi dipinge come un energumeno “violento”, spinto dal “livore”, dalla “foga di colpire sempre e comunque”, dalla voglia di mettermi in mostra con feroci bravate.
I miei amici sanno che nel 2001 (con 41 anni di servizio: voglio precisarlo prima che Ciumei mi accusi di avere una baby pensione) ho dato le dimissioni per assistere un familiare affetto da una grave malattia, che ora è stata diagnosticata anche a me (del resto, non ho mai pensato di essere eterno). Dal 2001 a oggi il mio nome non è comparso neppure una volta nelle cronache locali. Non mi sono messo in mostra. Ho fatto vita molto appartata, incontrando pochissime persone esterne alla famiglia. Non ho polemizzato con nessuno.
Tutti coloro che mi hanno conosciuto nel corso di tanti anni (alunni, colleghi, amici) possono testimoniare in quale misura mi si addica quel ritratto di persona facinorosa e aggressiva, che Zecchini e Ciumei hanno descritto. Un ritratto che non è inverosimile, ma ridicolo.
Zecchini non arriva a capire come io possa essermi offeso perché lui ha detto semplicemente che l’apertura del fornice di Porta a Terra è un “danno per sempre” per Portoferraio, una “profonda ferita”, una delle “maggiori brutture”, una “scelta infelice”, “ingiustificata”, “indifendibile”, che merita “parole di fuoco”…
Zecchini è sinceramente convinto che queste frasi - così affabili e bonarie, quasi affettuose - non possano offendere nessuno. Anzi: la persona offesa è lui.
La diagnosi medica fornita da Ciumei - piena di garbo e di delicatezza - che collega la mia genuina cattiveria con una patologia mentale prodotta dall’età, mi fa ricordare che nell’Unione Sovietica chi non era allineato col sistema, veniva curato nelle cliniche psichiatriche.
Per fortuna dei marinesi, il Ciumei non ha questi poteri. E io vivo lontano: fuori tiro.
GUTTALAX
Non mi sorprenderei se, alla prossima occasione, questa persona così compita - che certamente è stata educata dalle suore Orsoline - completasse il mio quadro clinico, scrivendo che la mia “genuina cattiveria” è determinata, oltre che dalla vecchiaia, anche dalle metastasi (che, per la verità, i medici non hanno trovato).
Nel testo del Ciumei apparso su Internet è stata eliminata - purtroppo - una elegante espressione, che invece esisteva nella prima stesura postata su Facebook. Perciò provvedo io a ripristinare il testo iniziale, perché - per la gioia dei filologi e dei posteri - resti immortalato nella rete e nella letteratura nazionale.
Nella prima stesura il sindaco gentleman aveva scritto che le mie affermazioni sono “un cumulo di falsità e di offese gratuite sciorinate a getto continuo, per così dire senza bisogno di guttalax”.
Però nella seconda versione, pubblicata su un blog, il Guttalax è stato censurato.
Come si spiega questa sorprendente censura?
Mi viene il sospetto che perfino tra i suoi sodali ci possa essere - forse - qualcuno capace di arrivare a capire che il livello del Guttalax è un tantino miserevole e mal si addice alla dignità di un cotale Sindaco.
Se il Ciumei crede di trascinarmi al livello del Guttalax, si sbaglia.
Faccia pure sghignazzare col Guttalax i suoi estimatori e tutta la loggia: ma sul Guttalax io non replico.
Ognuno scrive come sa, con le proprie capacità e i propri limiti. Per esempio, le mie battute non sono apparse spiritose a Zecchini, il quale ha scritto che lui non ci ha riso mai.
Non ne dubito.
Quindi non mi sorprende che Ciumei, per dimostrare quanto è “fico”, non riesca a trovare nulla di meglio che il Guttalax.
MA COME È BUONO LEI !
Immagino che replicherà dicendo che io sono un vecchio troppo permaloso; che lui scherzava; che l’insolenza del Guttalax è soltanto una battuta appena appena un po’ spregevole, ma che lui non voleva offendere nessuno; che sente il dovere di querelarmi per aver messo in dubbio la sua genuina bontà e la sua irreprensibile correttezza umana e politica.
Ma come è buono Lei !
Mi permetto di far notare (non a Ciumei e soci, i cui interessi sono notoriamente rivolti a ben altri campi culturali) che l’elegante argomentazione del Guttalax ricorda usi e costumi di tempi non troppo remoti, quando l’olio di ricino (insieme col manganello) era considerato lo strumento ideale per umiliare gli avversari.
Brecht diceva che il grembo da cui nacquero i totalitarismi è ancora fecondo.
In questi giorni in cui ha fatto discutere un ardito paragone fra i vigili urbani portoferraiesi e la Gestapo, non voglio essere frainteso: io non mi sogno nemmeno di azzardare un paragone con i regimi totalitari del secolo scorso, che furono fenomeni tremendamente seri.
Anche se si precisasse che Hitler e Stalin furono attori di grandissime tragedie, mentre Ciumei sarebbe soltanto un guitto che interpreta la parte di un ras nello spettacolino della filodrammatica del dopolavoro ferroviario, il paragone non reggerebbe. L’accenno ai totalitarismi aveva un altro scopo: volevo far notare che nelle dimensioni lillipuziane del paese traspare con maggiore evidenza la propensione dell’animo umano alla faziosità e all’arroganza. Basta che emerga, di tanto in tanto, qualche minuscolo ras, qualche minuscolo satrapo, qualche minuscolo podestà: e sùbito affiora l’intolleranza settaria. Proviamo a immaginare cosa sarebbe il paese se Ciumei fosse il podestà, invece che il sindaco pro-tempore.
L’intolleranza è lo stesso sentimento che porta i tifosi del calcio ad accoltellare i tifosi di un colore diverso.
Danilo Alessi ha raccontato in un suo libro la lunghissima scazzottata fra democristiani e “socialcomunisti” di Rio Elba in occasione della festa del Primo Maggio del 1948.
INTOLLERABILI
Ciumei è un sindaco. Perciò ci attenderemmo da un sindaco non le battute grevi del tifoso (“Viva! abbiamo vinto noi!”), ma qualche barlume di cultura politica.
E invece non prova nessuna vergogna a identificare i suoi avversari col Male: Di Pirro è cattivo, Gentili è cattivo, io sono cattivo, e tutti quelli che non sono d’accordo con lui sono cattivi…
Ciumei interpreta la politica con le categorie primordiali del buono e del cattivo. Non sa che nel Regno Unito l’opposizione viene chiamata “Opposizione di Sua Maestà”, nel senso che si attribuisce all’opposizione una funzione di controllo e di critica: funzione essenziale in uno Stato democratico.
Ciumei non prova vergogna e imbarazzo neppure a scrivere che le critiche rivolte a lui e al suo modo di governare il paese sono “intollerabili espressioni”.
È convinto che le manifestazioni del pensiero tutelate dall’art. 21 della Costituzione debbano essere sottoposte alla previa autorizzazione di Sua Eccellenza il Sindaco di Marciana Marina.
“Genuina cattiveria”?
“Espressioni intollerabili”?
Si rende conto di quello che scrive?
Ma faccia il piacere…
Questo sindaco mostra di non aver mai letto la Costituzione dell’Italia repubblicana. Nemmeno il mafioso che ha fondato Forza Italia, Marcello Dell’Utri (che ora è ospite delle patrie galere), si esprimerebbe così.
Ma che sindaco è?
Nella cultura liberale - della quale un berlusconiano come lui dovrebbe essere custode - uno dei testi classici è la “Lettera sulla Tolleranza” di Locke: non esiste lo stato liberale se non c’è la tolleranza, cioè la libertà.
Anche se applicassimo al sindaco le brutali (e spassose) espressioni di Zecchini secondo il quale “non si può pretendere più di tanto da chi ha fondato la propria stratigrafia culturale su abbeveramenti unidirezionali”, ci attenderemmo pur sempre qualcosa di meglio da un sindaco.
È inconcepibile che un sindaco - anche se politicamente analfabeta - possa arrivare a definire “intollerabili” le critiche a un progetto.
IDENTICA SITUAZIONE A PARTI ROVESCIATE
Faccio notare che nella polemica sul fornice di Porta a terra di Portoferraio le parti sono rovesciate: sul fornice Zecchini ha espresso giudizi molto pesanti contro gli amministratori di Portoferraio: e io ho replicato che Zecchini è fuori dal mondo.
Perché si abbia un quadro più completo, vorrei anche rammentare che nel libro Zecchini ha paragonato il progetto di “waterfront” del sindaco Peria a un watercloset e a una latrina (pagina 211), offrendo a me lo spunto per parlare di chiavica e fetenzia.
Però non ho mai detto che Zecchini è mosso da “genuina cattiveria”. E non ho mai pensato che “fra i doveri ineludibili” (sic!) del sindaco Ferrari ci sia quello di querelare Zecchini per “difendere l'onorabilità del Comune” di Portoferraio. Queste sarebbero frasi da delirio.
Zecchini e Ciumei riusciranno a cogliere la perfetta analogia fra le due situazioni? Oppure è troppo difficile per loro? Se non hanno capito, posso spiegarglielo in un’altra occasione.
GIRO DI POKER CON BLUFF
Dopo aver constatato come il sindaco liberale del Guttalax rispetti gli avversari politici, mostrando bontà d’animo e squisita educazione, rispondo sulle falsità che mi vengono attribuite.
Ricordo che, in anni molto lontani, un amministratore elbano, per far tacere un oppositore che in consiglio comunale lo incalzava, decise di bluffare: e rinfacciò all’oppositore di ignorare una legge di cui citò addirittura numero e data di pubblicazione.
In realtà quella legge non esisteva.
Sebbene l’oppositore avesse frequentato - con ottimi risultati - la scuola di guerra della Marina militare, rimase spiazzato da questa inattesa mossa tattica: non sospettò che in consiglio comunale si potesse ricorrere al bluff come in un giro di poker. E tacque.
Ma ora siamo entrati nell’era di Internet: sono finiti i tempi in cui si potevano inventare dati inesistenti e spacciarli come veri.
UN CUMULO DI FALSITÀ
Con uno Smartphone, anche un ragazzo è capace di scoprire in pochi secondi se uno dice il vero o se mente.
Per scoprire che il colloquio di Zecchini col prof. Riccardo Ambrosini era un falso, mi sono stati sufficienti pochi secondi: su Internet si legge che Ambrosini era morto nel gennaio 2008, molti mesi prima che Zecchini entrasse nel museo della Linguella.
Io non pretendo di essere creduto sulla parola: mi appello a Internet: invito gli estimatori di Ciumei a verificare su Internet.
Zecchini e Ciumei mi accusano di essermi “inventato di sana pianta” il progetto di stravolgere il viale della Torre e la faccia di Marciana Marina. Dicono che si tratta di falsità: un’invenzione della mia fantasia di vecchio malato.
Sul progetto del lungomare non ho inventato nulla: in Internet ho letto molti commenti di persone, associazioni, consiglieri comunali, che parlano di cemento, di imbonimenti “sanati”, di ampliamenti del viale Margherita:
1) Manrico Murzi scrive di essere spaventato per “la massa di tetri blocchi di cemento a quattro zampe della diga foranea formanti una muraglia alta fino a cinque metri alla testata del porto ulteriormente allungato, appesantito da uno spiazzo a forma di martello.”
2) anche il Circolo della Vela manifesta le sue forti perplessità.
3) Pasquale Berti, già sindaco democristiano, scrive che “il nuovo porto turistico, con quello che il progetto prevede sul mare (un pennello di 80 metri, alto da cinque a tre metri che parte dall’estremità della diga foranea, una diga di frangiflutto all’altezza dell’Hotel Marinella), con la pedana in legno ad allargare Viale Margherita e con le altre infrastrutture a terra trasformerà completamente il volto di Marciana Marina, con conseguenze difficili da prevedere. E aggiunge che quando “il lungomare… sarà stravolto e snaturato, quando la sua bellezza, che è anche la nostra maggiore ricchezza, sarà stata gettata alle ortiche”, anche l’affluenza dei turisti sarà compromessa. Per lui “l’esempio da seguire è Portofino dove non si sono neanche sognati di alterarne le caratteristiche di antico borgo di mare. Marciana Marina non deve diventare come Rapallo”.
4) La minoranza del consiglio comunale osserva che “si tratta di tremila metri quadrati di mare occupato dal cemento e dai massi”. Inoltre, soprattutto nella parte del molo sopraflutto, sono previsti volumi di edilizia civile eccessivi, tanto da configurarsi come una speculazione edilizia.
5) Paolo Di Pirro scrive che, giunti alla curva della Crocetta, davanti agli occhi apparirà “un mostro (il nuovo “pennello” di sopraflutto) lungo ben 80 metri ed alto fino a 5 metri; poi, sulla sinistra, al posto del “moletto dei sassi” un nuovo molo, ben largo, a sassi e banchina carrabile in cemento, con un tracciato a forma di L, lungo 60 metri ed alto 2 metri; poi, ancora, un tappeto di pontili galleggianti a ricoprire permanentemente la rada anche in assenza di barche. Ovviamente, neanche il lungomare si salverebbe. Infatti, le lungimiranti massicciate (frutto di imbonimenti oggetto di indagini giudiziarie) poste all’altezza del Piazzale Bonanno e del Circolo della Vela, saranno di fatto sanate e promosse a grandi belvederi in cemento/legno che si protendono anch’esse verso il mare”.
6) concetti simili sono stati espressi da Legambiente, SEL e Partito democratico.
Come si vede, Manrico, Pasquale, Legambiente, l’opposizione parlano di cemento, di imbonimenti, di ampliamenti. Mi sono limitato a ripetere le osservazioni critiche che erano già state espresse da più parti: il cemento sul lungomare non è una mia invenzione.
CI ANNEBBIA CON LE CHIACCHIERE
Ciumei ci annebbia con le chiacchiere, per farci credere che nel progetto sono contemplati interventi quasi invisibili. Ci assicura addirittura che saranno realizzati senza fare uso di cemento. Parlando del progetto del porto, il sindaco afferma che “non vi si leggono né vi si vedono rappresentati interventi di cementificazione delle spiagge”.
Un vero miracolo questi lavori senza il cemento.
Forse saranno in polistirolo?
Ciumei lascia intendere che, una volta che saranno stati realizzati tre moli e un paio di imbonimenti (mi riferisco ai due imbonimenti ricordati sopra da Di Pirro), a nessuno verrà più in mente di estendere il raddoppio del viale alla parte restante. Non ho dubbi che sia disposto anche a giurarlo: Berlusconi giurava sempre sulla testa dei suoi figli.
Al confronto, la novella di Cenerentola appare come un capolavoro del realismo socialista.
PROPRIO NEL SITO DEL COMUNE
Ciumei mi sfida a documentarmi sul sito del Comune.
E appunto nel sito del Comune ho trovato un’indicazione di cui Ciumei non si era accorto o che aveva dimenticato.
Ho letto proprio nel sito del Comune che il progetto intende legare gli elementi dell'acqua e della terra con piccolissimi belvedere.
Mi chiedo quale sia il significato di questa poetica espressione “legare gli elementi dell’acqua e della terra”.
Intanto si noti l’uso del plurale: il sindaco non si accontenta di un piccolissimo belvedere: ne vuole diversi. Quanti ne vuol fare?
E che si intende per “piccolissimi” ? Saranno davvero piccoli piccoli piccoli ? Quanti metri quadrati misura un piccolissimo belvedere ?
Se saranno sanati (cioè condonati) i due imbonimenti attuali (su cui la Procura ha inviato avvisi di garanzia), e se si aggiungeranno le piccolissime terrazze, quanto resterà della vecchia spiaggia?
Le “piccolissime” terrazze e la copertura dei due imbonimenti esistenti sono o non sono una “cementificazione delle spiagge” ?
Ciumei pensa di ipnotizzare tutti con un fiume di parole vuote: bla bla, bla bla.
Pensa di convincere tutti con descrizioni nebulose che minimizzano e attutiscono e sfumano.
Ci vuol dare ad intendere che i nuovi moli saranno quasi trasparenti. E saranno quasi trasparenti gli imbonimenti che già esistono, per i quali si prevede il completamento e la trasformazione in spianate di cemento e di legno. E saranno quasi trasparenti le nuove terrazze “piccolissime”. E sarà trasparente il cemento dei nuovi edifici collegati col porto.
Tutto piccolissimo, tutto trasparente, tutto pressoché invisibile. Bla bla bla.
E poiché nel progetto è previsto che per la pavimentazione delle coperture degli imbonimenti e delle terrazze saranno utilizzati anche tavoloni di legno, Ciumei garantisce che la situazione sarà ottimale: infatti ci spiega che i tavoloni di legno collocati sopra il cemento sono trasparenti, e perciò la spiaggia sottostante resterà perfettamente visibile: è disposto a giurarlo sulla testa dei figli di Berlusconi.
LE TERRAZZE SONO COME LE CILIEGIE
Ma davvero il sindaco è convinto di poter prendere in giro il mondo, mascherando la realtà del progetto del porto con qualche pecetta fatta di chiacchiere?
Una volta che - nei fatti - sarà stato affermato il principio che si può manomettere il viale e il lungomare, è scontato che saranno progettati altri imbonimenti e altre terrazze.
Gli imbonimenti e le terrazze sono come le ciliegie: uno tira l’altro.
Tutte terrazze piccoline, carine, vezzosette. Insomma un bijou. Ma non capisco che cosa impedirebbe di realizzare anche un altro bijou: un piccolissimo e graziosissimo cubetto di vetro e alluminio da adibire a bar.
E perché non due cubetti? E perché non tre?
Ciumei sa bene che non si tratta di fantasie: questa è la concreta realtà. Questo è il suo vero obiettivo. E tutti i cittadini lo sanno, anche se il sindaco liberale del Guttalax vuole incantarci con le chiacchiere.
Ma non si illuda di incantare con le chiacchiere la Regione Toscana. Ciumei conosce bene quale sia l’opinione che gli è pervenuta dalla Regione: e anche noi la conosciamo. A un anno dall’approvazione del progetto del porto, la pratica si è arenata.
Perché Ciumei non rende pubblici sul sito del Comune tutti i documenti che possiede?
Perché si ostina a fingere che il suo progetto sarà presto attuato?
Eppure sa bene che, fuori dei confini del paese, il suo potere e la sua credibilità politica non valgono un fico secco.
E Zecchini che ne pensa? Che pensa degli imbonimenti sanati, delle “piccolissime” terrazze, delle pedane di legno e cemento, dei nuovi pennelli, dei nuovi edifici? Dove è finita la sua intransigente concezione della tutela dei beni ambientali e architettonici? Si è forse esaurita nel criticare il tunnel di Porta a Terra?
Zecchini tace: chi tace acconsente? Forse lo Scienziato ha capito quello che noi uomini ordinari non riusciamo a capire: lo stravolgimento del lungomare di Marciana Marina è una forma raffinatissima e rigorosissima di tutela dell’ambiente.
Ma com’è rigorosissimo Lei !
I GIUDICI SI OCCUPANO DEI REATI
E non tenti Ciumei di intimidirmi e mettermi a tacere con le minacce di querela.
Le querele le faccia pure, senza perdere tempo a minacciarle. Le minacce a mezza voce sono forme di intimidazione tipicamente massoniche, che lasciano il tempo che trovano in uno come me, che fra un mese compirà settantacinque anni e che ha un carcinoma.
Chieda a qualche avvocato serio quante probabilità esistano che la Procura indaghi per offesa all’onorabilità del Comune. I tribunali sono già molto impegnati a giudicare i reati: non si occupano di polemiche politiche.
Le critiche rivolte al sindaco, al suo mostruoso e disastroso progetto, ai suoi errori e alla sua incompetenza non sono lesive dell’onorabilità del Comune. Anzi, noi questo paese vogliamo salvarlo dalla catastrofe progettata da lui.
Criticare è un diritto. Un diritto costituzionale.
Avviso per tutti gli italiani: chi dissente dalla volontà di un sindaco, sappia che - secondo il sindaco “liberale” di Marciana Marina - può, anzi deve, essere denunciato per vilipendio (!?) di Comune. Gli oppositori, per principio, devono essere messi tutti in galera, come nel sogno del Maestro venerabile della loggia massonica P2.
Seguo la politica da circa 60 anni, ma non avevo mai sentito una corbelleria così grossa.
Mi attasto se ci so’.
Gian Piero Berti