Dopo l'uscita su Elbareport di uno stringato articolo di Giovanna Neri che criticava (argomentando) la messa a dimora nei Giardini delle Ghiaie di essenze arboree della specie asiatico-australe Melia azedarach, nota come Albero dei Rosari, ed altre segnalazioni di disaccordo, un amministratore portoferraiese, il Consigliere Nurra, ha rilasciato una articolata intervista a TEnews, in cui difende a spada tratta la contestata scelta.
Ricapitoliamo:
"La tossicità delle bacche sconsiglierebbe l'impianto di questa specie in aree ricreative: l'imprudenza e la curiosità, tipica dei bambini verso i frutti a bacca o a drupa, rappresenta infatti un rischio di occasionali avvelenamenti".
Wikipedia non è la Bibbia (anche se abbiamo riscontrato solo assonanze consultando riviste e testi diversi) ma le sue note botaniche sono in genere piuttosto precise, e quanto sopra chiaramente dice dell'Albero dei Rosari che il Comune intende mantenere a dimora nei Giardini delle Ghiaie.
E' quasi sconcertante la piccata risposta del Consigliere Nurra anche alla luce delle ulteriori chiarissime osservazioni (tratte dalla stessa fonte):
L'impiego nell'arredo urbano non gode però di particolare favore a causa di vari difetti:
- alla fine dell'inverno i frutti cadono abbondantemente imbrattando i marciapiedi e rendendoli scivolosi;
- la pianta sopporta male le potature e ricaccia in modo incontrollato emettendo numerosi e vigorosi succhioni;
- può diventare invasiva diffondendosi nelle aree circostanti sia attraverso i polloni radicali sia attraverso la spiccata attitutine germinativa dei semi e la vigoria delle giovani piantine;
In soldoni una pianta velenosa e pure invasiva, ma velenosa quanto? Parecchio.
Tutte le parti della pianta sono velenose per l'uomo se ingerite. I principi tossici sono potenti neurotossine: il tetranortriterpene e la saponina, presenti in concentrazione maggiore nei frutti, una dose di 0,66 g di frutta per chilogrammo può uccidere un mammifero adulto.
Va da se che una dose anche molto più bassa può provocare gravi danni ad un mammifero bipede piccolo (tipo bimbo ferajese o turista). E per essere più chiari ancora WP recita:
I primi sintomi dell'avvelenamento appaiono poche ore dopo l'ingestione e possono includere perdita dell'appetito, vomito, stipsi o diarrea, sangue nelle feci, dolori di stomaco, congestione polmonare, paralisi cardiaca, rigidità, mancanza di coordinazione motoria ed in generale debolezza. La morte può sopraggiungere dopo circa 24 ore.
Il consigliere è però sicuro che i frutti per il loro sapore poco gradevole non possono essere ingeriti dai bambini, forse non sa che si tratta di frutti minuscoli di un cm di diametro ed anche meno, che quindi possono facilmene essere ingeriti; i bambini, specie piccoli, sono capaci di stioccassi (mettersi per i foresti) in bocca ed ingoiare qualsiasi cosa, anche di sapore sgradevole (non casualmente sono i pazienti in maggioranza nei centri anti-veleno dei nosocomi italiani) non ci vuole uno scienziato per confermarglielo, chieda ad una qualsiasi mamma.
Altra argomentazione consiglieresca il fatto che esistono altre piante velenose che vengono liberamente vendute, ma mentre è poco probabile che un pargolo si faccia un'insalata di foglie di Stelle di Natale, di Belle di Notte o di Fiori di Oleandro, è assai più facile che raccolga una specie di bacca dal colore peraltro invitante e anche solo assaggiandola si procuri seri guai
Ma il capolavoro del nostro indeflettibile difensore dell'Albero dei Paternostri (è detta anche così la simpatica Melia azedarach) è come taglia la testa al topo:
"Ove però dovesse esserci un effettivo e certificato pericolo sarà mia cura farle rimuovere immediatamente"
Ci ricorda un po' il detto marcianese: "Quando Santa Chiara fu rubata li fecero le porte di bronzo".
Che aspettiamo la certificazione di un luminare che - chissà basandosi su cosa - giurerà che quelle bacche con potranno essere mai ingerite da un bambino, o - facendo gli scongiuri - il primo caso di avvelenamento?
O forse pensa di risolvere ponendo a guardia di ogni albero, nella stagione della cascola, un solerte tutore dell'ordine che recuperi le tossiche bacche appena toccano terra?
Non è meglio, consigliere, tenersi dalla parte della ragione e della prudenza e farne a meno da subito di questi troiai d'alberi?