“Il buongiorno si vede dal mattino” o, per gli indigeni, “che eri tonto t’avevo visto dall’ombrello”.
E’ bastato leggere il Pungiglione del primo numero del Corriere Elbano a dicembre per rimanere sbalorditi e rendersi conto di essere al cospetto di una sciatteria informativa allo stato (come disse Beppe) bravo.
Bravo, eccolo lì l’aggettivo che si addice agli assoldati che scrivono certe cose su quel giornale.
Bravi davvero.
In primis perché non sono mai in discussione nella legge del mercato.
Non devono seguire una linea editoriale che “tiri”, per le vendite si intende, il giornale è gratis.
Giornale però è una parola grossa, chiamiamolo pure per quello che è.
Un volantino di propaganda aziendale, sapientemente diffuso con una distribuzione capillare.
E le spese? E gli stipendi a chi ci lavora? E tutto il resto? Foraggia tutto sua Maestà ‘o Vapore.
È fin troppo facile, così, a gettone, essere bravi a incasellare a tornaconto attaccando coloro che, in un modo o nell’altro, mettono il prurito…….indovina un po’ a chi?
Detto, non detto, ma vero, il giochino costa 180 mila euro (l’anno).
Nel primo numero di marzo però, tra una consueta faziosa tesi e l’ennesimo sparlare dei soliti noti, è apparso uno scoop.
Che non è, attenzione, un sindaco sputtanato su due “quisquilie” (rimborsi spese taroccati ed un’altra cosuccia giudiziaria riguardante il suo porticciolo) per aver osato abbaiare sulla carta stampata (quella sì, a pagamento) dubitando sull’imperiosità della flotta.
Abbaiare, non scodinzolare o, al limite, starsene buono a cuccia che, in cotanto status (ora ci si arriva), materia grigia suggerirebbe.
Il sindaco in questione, per ammissione dello stesso giornale free press sul primo numero di marzo - e sulla veridicità della fonte non ci piove - al pari degli altri suoi colleghi, da anni gode di uno status particolare, cioè munito della Vip Card, per non gravare onerosamente sul bilancio (ma di che e di chi?).
Cos’è questa Vip Card ? Viaggi illimitati a sbafo, con l’auto ovviamente, mica steccoli.
O allora perché Cimabue sul Tirreno ha fatto quell’uscita, evidentemente interpretata dall’Onorata squadra come un’entrata?
Non stiamo qui a sindacare se l’acume tattico del nostro assomiglia di più a quello di Rommel o piuttosto a quello di Yukio Seki, il comandante della prima forza di attacco speciale kamikaze.
Non stiamo qui (scusate il gioco di parole) a sindacare sul sindaco o a commentare il commento degli anziani al riguardo: “Povero Cimabue, pe’ avé detto una cosa, gne n’hanno fatte cacà due”.
Stiamo qui, invece, a sottolineare il vero scoop emerso tra le righe: esiste una casistica di personalità dotate della Vip Card.
Ma quanti e soprattutto chi sono di preciso? Amministratori pubblici? Personalità politiche? Forze dell’ordine? Amici degli amici? Vip ma Vip di quelli proprio Vipponi?
Un esempio per capirsi: qualche tempo fa mi trovavo in cima, sul molo di Piombino, con l’auto incolonnata ed una BMW nera sfila me e tutta la coda, si accosta a Ciruzzo - che non gli strappa il biglietto - e monta a bordo per prima. Dopo qualche secondo (che culo) tocca a me imbarcare, ed una volta posteggiato io ed il conducente di quella fiammante fuoriserie scendiamo dalle rispettive macchine assieme. Era Vanzina il regista.
E che Vanzina deve fare la coda e pagare il biglietto, come todos? Certo che no, per gli indigeni... Aù baule!
Dunque, dal momento che si è così minuziosi nel proprio operato, nel senso che si è avvezzi a snocciolare sul volantino numeri e cifre, nomi e cognomi, allora che si vada fino in fondo e si abbia la clemenza, il pudore o quello che vi pare, di pubblicarlo in toto quell’elenco.
In ordine alfabetico, sparso o per classe di favore e/o sociale è indifferente, mica per nulla eh…(citando Jannacci) per vedere l’effetto che fa.
In ultima analisi, una considerazione.
Più che una considerazione, una richiesta; più che una richiesta, una supplica.
Senza girarci intorno, non infastidisce vedere la propaganda che si vede - definire informazione la voce del padrone suona come un insulto a chi l’informazione la fa davvero - ma, per l’amor del cielo, che si cambi il nome a quella testata, subito.
Un semplice, ma validissimo motivo alimenta questa supplica: per rispetto verso gli elbani.
E, ancor più nello specifico, per onorare la memoria di quegli elbani che il Corriere Elbano lo hanno dapprima fondato, ideato e diretto (Bitossi), e poi condotto per decenni (Preziosi - Foresi) in ben altra maniera.
E scopo.
Secondasecca
Carissimo
Per iniziare mi corre l’obbligo di ricordare ai lettori che il suo è un contributo gradito ma esterno alla redazione. La linea di questo giornale è stata sempre quella di non polemizzare con colleghi di altre testate, anche quando qualcuno ha tentato di tirarci dentro per i capelli.
Ciò premesso mi consenta di riequilibrare un poco i suoi giudizi, che mi paiono un po’ tranchant, osservando che tutti i fenomeni sociali hanno dei risvolti sia negativi che positivi.
Vado per chiarezza per punti:
- La distribuzione gratuita: che c’è di male? Immagino che grazie a questo la testata di che trattasi vada in mano anche a persone che non si sognerebbero mai di comprare un giornale, e se si considera ciò, come non riconoscere che l’operazione contribuisce alla rieducazione alla lettura – ergo alla lotta all’analfabetismo di ritorno - che come la liturgia afferma, è cosa buona e degna;
- I presunti 180.000 euro impiegati in questa impresa: non so da quale fonte ella abbia ricavato questi dati, ma, anche se fosse, che gliene cale? Sono per caso soldi suoi? Ognuno è libero di spendere i propri denari come meglio crede: in casse di champagne millesimato, ingaggiando Beppe Grillo per divertire gli ospiti VIP (accade un capodanno, anni fa), acquistando allevamenti di cavalli da dressage o regalando ad una comunità lo specchio del proprio preziosissimo, imperdibile pensiero, in forma di periodico a stampa …
- La non terzietà della testata: ma scusi, da buon elbano lei dovrebbe sapere il significato dell’adagio “attacca l’asino dove dice il padrone”, e che si aspetta? Un’inchiesta sulle tariffe di trasporto navale o sulla assegnazione degli slot?
- Gli assoldati: vediamola come sta: aver dato lavoro a dei giovani giornalisti la considera una cosa da condannare? Sarà comunque per loro un’esperienza preziosa, specie se un giorno potranno diventare in tutta dignità dei liberi informatori;
- L’attacco a Cimabue: non mi pare il caso di “fare tanto puzzo”, per quelle due cosucce che vengono contestate al capo-condomino marinese, io al confronto l’ho crocifisso.
- Tessere VIP: guardi che è pratica comune da parte di certe aziende fare questo tipo di regalie, a me personalmente farebbe anche un po’ schifo avere in tasca, un titolo, una qualsiasi cosa che mi fornisse ingiustificati privilegi rispetto ai miei concittadini, ma io sono un NIP (Not Important Person) “con el favor de mi Dios”, direbbero gli ispanici.
- Il passato glorioso di una testata ridottasi a bollettino aziendale: E’ il libero mercato – bellezza – le testate sono merce, di che si scandalizza quando si vedono perfino uomini e donne farsi volontariamente merce? Mica le posso garantire (vista anche la avanzata età) che in un prossimo futuro, passata di mano, Elbareport non sia guidata da un esegeta del pensiero di Barbetti e di Coluccia (oddio, forse a destra quanto Pino non si arriverà comunque…).
In ultimo, dopo averla così contestata, su un punto le do ragione, sul “Pungiglione”, ma non tanto per le barbieresche “rivelazioni”: “ALL’ELBA SI TROMBA!” (sai che scoop!), quanto perché “Pungiglione” per tutti noi isolani era Aulo Gasparri, persona acuta, colta, gentile e dotata di senso dell’umorismo.
Vederlo accostato – anche involontariamente – a tali favate, è ingiusto, e personalmente mi provoca ripulsa.
sergio rossi