IL MALMOSTOSO CIUMEI
Finora il sindaco di Marciana Marina non ha commentato la notizia dei cinquemila euro regalati alla società culturale "Lo Sbisbiglio" di Campi Bisenzio.
E cinquemila euro non sono bruscolini. Quanto elargisce il Ciumei alle società marinesi?
Da qualche mese cerco di capire il senso di quei cinquemila euro.
Ma il sindaco − malmostoso e scorbutico − tace. Non mi degna di una risposta.
Bravo. È così che si fa: il sovrano, dall'alto del suo trono dorato, non si abbassa a fornire spiegazioni alla plebe. I cittadini non hanno il diritto di sapere, ma soltanto il dovere di pagare.
E io non riesco a immaginare nessuna risposta razionale, nemmeno con l'aiuto di qualche amico fantasioso. Ho provato a interpellare gli "anticiumeiani" storici del paese. Ho chiesto lumi persino a qualche collaboratore del Corriere elbano, che col Ciumei ha un feeling particolarmente affettuoso. Invano.
Cosa si nasconda sotto la generosa mancia di cinquemila euro rimane un mistero. Un segreto latomico covato nelle tenebre, come i segreti iniziatici della massoneria, di cui − forse − anche Ciumei ha sentito parlare.
CRISTO SI È FERMATO A EBOLI
Verso la fine degli anni '50, ho letto "Cristo si è fermato a Eboli". Carlo Levi racconta le vicende del suo confino, durante il fascismo, in un povero paesetto della provincia di Matera, che lui chiama "Gagliano": quattro catapecchie miserabili, sperdute nella campagna, dove neppure la parola di Cristo sembrava essere mai arrivata.
Se Ciumei avesse inviato del denaro in un paese come quello descritto da Levi, io approverei la decisione di aiutare popolazioni molto meno fortunate di noi.
Ma Campi Bisenzio non è Gagliano di Lucania. È un grosso e prospero comune industriale nella piana tra Firenze e Prato, a pochissimi chilometri di distanza dall'aeroporto fiorentino e dall'incrocio fra l'autostrada del Sole e la Firenze−Mare. La sua popolazione (46.166 residenti) è ventitre volte maggiore di quella di Marciana Marina (1.961 residenti). E nel sito del comune di Campi sono elencati i nomi di ben 243 associazioni culturali, sportive, ricreative, del volontariato...
In linea d'aria, Campi Bisenzio dista sette chilometri da Prato e dodici dal centro di Firenze. Per valutare il rapporto fra Campi e Firenze, proviamo a stabilire un confronto con Roma. Di proposito evito il paragone con le grandi metropoli europee, come Londra o Parigi, dove dodici chilometri sono un'inezia.
Roma è circondata da un'autostrada − il Grande Raccordo Anulare − che ha un diametro medio di ventuno chilometri. Se adottiamo i criteri di Roma, Campi Bisenzio appare, di fatto, come un quartiere periferico di Firenze. E non è un caso che sia stato già finanziato il progetto di collegare il centro di Firenze con Campi Bisenzio per mezzo della "tramvia veloce", che è una metropolitana di superficie.
Dunque non ha senso parlare della cultura di Campi Bisenzio senza fare riferimento alla cultura di Firenze.
FIRENZE E LA CULTURA
Tutti sanno che Firenze è una delle capitali mondiali della cultura.
Mi sia consentito un elenco − largamente incompleto − delle istituzioni culturali di questa città che attira milioni di visitatori non soltanto europei, ma anche americani, giapponesi, cinesi...
I nomi dei maggiori musei fiorentini sono celebri in tutto il mondo: Uffizi, Pitti, Galleria dell'Accademia, Bargello, Cappelle Medicee, San Marco, Museo Archeologico, Opera del Duomo, Cappella Brancacci... E lo stesso Palazzo Vecchio è in parte un museo.
Tra le chiese più note ricorderò Santa Maria del Fiore (con la cupola, il Battistero e il campanile), Santa Croce e la cappella dei Pazzi, Santa Maria Novella, San Lorenzo, Orsanmichele, San Miniato al Monte...
E poi, ponti come il ponte Vecchio, piazze, palazzi, lungarni, il Giardino di Boboli.
Più di venti teatri (oltre ai cinema). L'Opera. Diverse orchestre. Sedi di mostre prestigiose come palazzo Strozzi.
L'Università statale. L'Università europea della Badia fiesolana. L'Accademia di Belle Arti e il Conservatorio. Sono circa quaranta le università europee e americane che hanno istituito proprie sedi a Firenze.
In città ci sono case editrici, grandi librerie, redazioni di giornali e riviste. E c'è una delle due sedi della Biblioteca Nazionale Centrale, dove sono conservate le copie di tutti i libri e di tutti i periodici stampati in Italia dal 1870 a oggi.
Nei musei, nelle chiese, nelle strade e piazze fiorentine sono conservate opere di Cimabue, Arnolfo, Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Brunelleschi, Alberti, Ghiberti, Donatello, Masaccio, Botticelli, Beato Angelico, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Cellini, Vasari, Tiziano, Caravaggio...
Sono nomi che hanno fatto la storia dell'arte e della civiltà dell'Italia e del mondo occidentale: e perciò Firenze era una delle tappe nodali del Grand Tour, quando, fin dal 1600, i giovani aristocratici e gli intellettuali d'Europa venivano a visitare l'Italia.
PIER SODERINI, GONFALONIERE A VITA
Divorato dall'uzzolo di passare alla storia, Ciumei vuole emulare i governanti fiorentini dell'età del Rinascimento. Gareggia in mecenatismo con Lorenzo il Magnifico e col duca Cosimo. Vuol sentirsi alla pari con Pier Soderini, gonfaloniere a vita (a vita, proprio come il Ciumei), che chiamava Leonardo e Michelangelo a decorare il salone dei Cinquecento (in verità, con risultati fallimentari come quelli dei lampioni tecnologici di centauresca memoria).
E così Ciumei ha prelevato cinquemila euro dalle tasche dei cittadini di Marciana Marina, e li ha investiti nella promozione della cultura a Firenze.
Forse al Cumei sfuggono le dimensioni della realtà.
Marciana Marina è un paese molto grazioso (almeno finché lui non lo rovinerà col progetto−mostro del porto). Ma è il più piccolo comune della Toscana e risulta del tutto privo di istituzioni culturali significative. Perciò è un nonsenso che le sue scarsissime risorse siano sprecate così. L'imprevedibile regalo di Ciumei a Firenze è una baggianata. Un progetto velleitario. Patetico.
È il programma di Robin Hood alla rovescia: togliere ai poveri per dare un aiuto a chi non ne ha bisogno. Se il fatto si risapesse, tutto il mondo riderebbe dello stravagante obolo di Lilliput a favore della cultura di una città ricchissima d'arte come Firenze.
Ma si sa: anche le pulci hanno la tosse.
Però non voglio essere frainteso: escludo che il Ciumei sia assimilabile alle pulci (anche perché le molestie delle pulci sono incomparabilmente meno dolorose e meno durature rispetto allo sconcio dell'irreversibile devastazione del lungomare, pervicacemente cercata dal sindaco).
VENDERE GHIACCIO AGLI ESQUIMESI
Per indicare un'azione insensata e bizzarra, l'Ariosto (canto 40 dell'Orlando Furioso) ricorreva a un antico detto che risaliva ai Romani: portare vasi a Samo, civette a Atene e coccodrilli in Egitto.
Oggi noi diremmo: "andare a vendere ghiaccio agli Esquimesi".
In conclusione, è paradossale che Marciana Marina spenda soldi per la cultura di Firenze.
A meno che...
Ma è meglio che io mi fermi a questi tre puntini e che lasci ai lettori la libertà di completare il concetto con la loro fantasia.
Con una avvertenza: honni soit qui mal y pense.
Non vorrei che Ciumei ritornasse ancora dai carabinieri, per informarsi se su quei tre puntini si può imbastire una bella querela.
Perché il Ciumei è affetto dalla sindrome della carta bollata.
Gian Piero Berti