In un film dal titolo chilometrico che iniziava per "Riusciranno i nostri eroi..." ad un certo punto di fronte ad una seccatura che si riproponeva, Nino Manfredi, nei panni di un guru di una tribù africana, se ne usciva in uno swaili fortemente maccheronico: “Aritanga sti rompycojoga!”
Confesso di aver accolto, con una frase in scurrile italiano parecchio assonante, la notizia che avevo da ritirare l’avviso di garanzia relativo alla querela n. 15 della mia carriera di giornalista/direttore di un giornale.
Apprendevo di lì poco dopo che mi si accusava di aver violato l’Art. 57 del Codice Penale, consentendo che su Elbareport apparisse un articolo del Prof. Gian Piero Berti, che QUALCUNO aveva considerato lesivo nei suoi confronti, violazione che prevede, nel caso di condanna del diffamatore o peggio, che, sia pure con lo sconto di un terzo, mi sia comminata la stessa pena del principale reo.
Per un curioso aspetto della procedura ufficialmente io quel QUALCUNO non so ancora chi sia, anche se, trattando di fatti marinesi il supposto incriminando scritto, non è che ci sia da farsi venire il mal di capo per venire a capo dell’arcano.
Niente di nuovo comunque sotto il sole, come al solito telefonavo a Gina - la quale oltre essere una brava avvocatessa (come la sua collega Lucia), considerando che il suo onorario esce dalle mie tasche di pensionato, ed il sistematico manifestarsi di nuovi rompycojoga, è molto umana, e mi applica anche lei uno sconto-comitiva - raccoglievo le carte, poi chiamavo, per avvertirlo, il presunto correo.
Però mi è capitato pure, aiutato dallo sfogliare il faldone dove, ordinate in cartelline multicolori, stanno le diverse avventure giudiziarie della mia vita, di raccogliere in una sorta di galleria mentale tutti i ritratti dei diversi precedenti rompycojoga… ministri della Repubblica, imprenditori di grido, amministratori, armatori… un bel bouquet, non c’è che dire, roba che se invece di terminare 14 a 0 per me, avessero dimostrato qualche volta di avere ragione ad intentare azioni penali, mi troverei sul lastrico, anzi sotto, gravato di inestinguibili “chiodi”.
Mi è venuto allora da ragionare sulla disparità dei casi umani di fronte alla legge: se uno subisce provvedimenti giudiziari e viene ripetutamente condannato, tutto ciò gli fa “curriculum negativo”, ma all’opposto, se esce da tutte le tempeste pulito non acquisisce meriti di sorta, deve sempre ricominciare da capo (perdendoci tempo e soldi) a dimostrare di essere un elemento che fa il proprio mestiere correttamente.
Ma un’ulteriore riflessione mi è venuto da fare agganciando il ritratto del “misterioso” ultimo rompygojoga e accostandone la figura a quella dell’ipotetico mio co-malfattore Gian Piero Berti, notando come questi sia ormai un maturo signore che come educatore, dirigente scolastico, amministratore, politico e persona abbia dato sempre prova di impegno, capacità, profonda cultura e cristallina onestà.
Sono convinto che finirà 15 a 0, ma comunque vada preferisco di gran lunga stare dalla parte di chi come Gian Piero ha vissuto ed esercitato le sue funzioni “con dignità ed onore” come dice la Costituzione, fosse anche nella sconfitta.
So comunque di poter contare sulla solidarietà dei miei colleghi e su quella di qualcuno dei miei lettori, che mi resterà comunque vicino, e poi, come recita il cartello appeso, a mo’ di motto, nella nostra scombicchierata redazione: “… in culo ai totani”
(ed in culo ai rompycojoga, "ça va sans dire")