Egregio Direttore,
in occasione del quindicesimo anniversario di Elbareport, desidero rigraziarla per tutto quello che ha fatto, che fa e che farà per l'Isola d'Elba.
Si potrà non essere d'accordo con alcune ideologie, ma la libera voce di un giornale ha un valore innegabile che travalica ogni pregiudizio.
Di questa sua libertà è doveroso darle atto.-
Auguri, grazie e buon lavoro.
Stefano Stefanini
Gentile Signor Stefanini
Tralasciando i conati adolescenziali scrivo sui giornali da circa 45 anni, da 17 come direttore di una testata, da 15 su pagine elettroniche che sono ora di mia proprietà.
Non traggo sostentamento dal mio scrivere (la pensione di cui godo proviene da 40 anni di contributi versati per le mie “prime e principali occupazioni”) ma ho tentato di lavorare cercando di essere il più possibile professionale, aiutando anche a scucciolarsi - nel frattempo – ad un gruppetto di “cittadini scriventi” di cui sono orgoglioso.
Non credo però che ci sia niente di eccezionale in questo mestiere, non c’è di che pavoneggiarsi, e una volta scrissi: “Un giornalista in fondo non è altro che un artigiano che monta parole, sagoma e leviga frasi, come un falegname fa con il legno, un fabbro col ferro”, anni dopo mi accorsi con un misto di delusione e contentezza che identico concetto lo aveva espresso, molto prima di me, Giovannino Guareschi (peraltro – benché di destra – uno dei miei scrittori preferiti), anche se di originale io avevo aggiunto: “… e un mediocre giornalista è infinitamente meno utile alla società di un buon idraulico”.
Un piccolo-grande uomo: Oriano Niccolai, dal quale mi onoro di aver imparato qualcosa, una volta mi disse: “Non scriverti addosso, non “garbarti” troppo, pensa sempre che oltre la macchina da scrivere ci sono persone che ti leggono, poche o tante che siano, pensa a come leggeranno loro quello che scrivi, e rispettali, ma senza essere ruffiano, vai leggero o pesante se serve, ma libero”.
Veda Stefanini, non lo so se sono riuscito sempre a seguire quel suggerimento, in questa “carriera” di pubblico informatore ormai in parabola discendente, ma ci ho provato, e non ho fatto mai sconti a nessuno, e meno che mai a quelli che mi erano più vicini (per dichiarazioni o concrete azioni) ideologicamente. Non ho badato mai al colore dell'acqua degli stagni in cui tiravo i sassi.
Confesso che ho anche spesso rotto le palle (specie potenti e blandite, esoteriche e venerate, onorevoli ed onorate palle), memore di quello che diceva un altro grande, Sandro Curzi: “Un giornalista che non fa incazzare nessuno di norma è un pessimo giornalista..”, che si potrebbe tradurre anche in un meno ruvido: “Ricordati di essere uno strumento dei comuni cittadini che ti leggono, e di chiedere, per loro conto, a chi detiene il potere, il conto del suo agire”
Certo, ho ricevuto qualche apprezzamento per quello che facevo, ma mi sono fatto anche dei feroci nemici, neppure pochissimi se per 17 volte sono stato condotto nei pressi o oltre le soglie delle aule giudiziarie (uscendone sempre pulito e senza chiedere scuse) per ora, perché è in corso il 18° giro e vorrei mantenere l'imbattibilità... ma niente è mai certo.
Con queste premesse capirà che Lei mi ha molto gratificato attribuendomi la caratteristica di "libero", perché libero - come diceva Oriano - ho sempre sperato di essere, senza spocchia, provando più umana pena che altero disprezzo per chi fa questo ed altri mestieri "tirando quattro paghe per il lesso", per chi ha sempre per trincerante motto "tengo famiglia", per chi è abituato a chinare la testa, perché " il coraggio uno non se lo può dare” o più localmente “non si compra in farmacia”.
Nel giorno del 15° compleanno di Elbareport, giornale libero, anche a nome di chi lavora con me, la ringrazio,
sergio rossi