Carissimo Elbareport il fascino dell’isola si manifesta ancora una volta in tutta la sua eccentricità nelle parole del pluriprimo e prossimamente possibile secondo cittadino di Capoliveri con il suo paterno, accorato appello agli elettori del centrodestra ferajese. Dopo aver passato a fil di spada (ovviamente figurata) i possibili candidati locali, salvando soltanto il buon parcheggiatore nero definito un gigante proprio perché ritiratosi da solo, e dopo aver sottolineato che il coordinatore locale di FI è stato nominato addirittura da una livornese che di nome fa Bottino (nomen omen nelle intenzioni?) estrae l’asso nella manica e affetta virilmente il nodo gordiano suggerendo la soluzione corretta più che altro dal punto di vista ecologico: il riuso dei sindaci esausti.
L’idea, che potrebbe avere applicazione su vasta scala a livello nazionale, se applicata risolverebbe il problema, di anno in anno sempre più pressante, dello smaltimento degli ex sindaci abbandonati in mal frequentate pagine faceboook, o addirittura nelle panchine di giardinetti ad altro uso destinati.
Nell’illuminata intuizione dell’amministratore capoliverese il sindaco isolano cosiddetto esausto alla fine del secondo mandato (o anche del primo nel caso di sindaci assemblati con materiali meno duraturi), dopo un opportuno ricondizionamento, può essere reimpiegato in Comuni, limitrofi o meno al suo, che non esprimono candidati propri a lui graditi o perlomeno disponibili ad assecondarlo nella sua visione della gestione dell’isola. Guardando al futuro sembra opportuno, nel contesto, procedere gradualmente ma speditamente all’eliminazione del faticoso, ripetitivo, inutile e dispendioso processo elettorale disponendo ormai di un congruo numero di sindaci usati e tuttavia ancora in grado di firmare delibere non sgradite al vate isolano. Un’ulteriore, innovativa proposta, consisterebbe nel chiamarli con il nome che, a quel punto, spetterebbe loro di diritto: podestà.