Caro Sergio,
ho letto la proposta che rivolgi alla prossima Amministrazione di istituire il "Largo Pietro Gori" ed ho condiviso il tuo (penso) faticoso sforzo di "non togliere niente a nessuno". Bene. Ma, a parte che mi ci è voluto un po' a capire quell'inciso la "a" (Largo a Pietro Gori!) che ci scapperebbe, sinceramente quanto proponi mi sembra un po' una forzatura.
In un piccolo spazio abbastanza ben delimitato avremmo una Via, la Via Garibaldi e, se non vado errato, due Larghi.
In un primo momento ho pensato che potrebbe essere intitolata a Pietro Gori la Piazza della Repubblica, ma poi ci ho ripensato.
In genere nelle piazze dedicate ad un illustre personaggio della nostra storia (Cavour, Garibaldi ecc... ) c'è anche un monumento o una lapide. E non è il nostro caso.
In più la piazza ricorda un passaggio fondamentale nella storia d'Italia, il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica.
Mi è venuta però un'altra idea. Se è giusto davvero "fare largo" a Pietro Gori, perché non intitolargli l'attuale Via Garibaldi, e dedicare all'eroe dei due mondi la via retrostante il Palazzo comunale, che continua ad essere intitolata a Gori, anche se la lapide è da un'altra parte?
Certo se vincono Di Tursi o Meloni ce li possiamo sognare questi cambiamenti della toponomastica.
E anche, come tu auspichi, una diversa celebrazione del 25 aprile.
Quando ho scritto il pezzo su Salvini e il 25 aprile ho pensato che, se ero Sindaco, l'avrei utilizzato molto volentieri come discorso celebrativo, anche a rischio di far scappare i rappresentanti delle Forze dell'ordine. Come riuscì a fare qualche annetto fa che la l'anarchico Egisto Vezzosi
Giovanni Fratini
Caro Giovanni
Non faccio affatto fatica a riconoscere che la tua proposta, alternativa rispetto alla nostra (il plurale è d'obbligo visto che la "pensata" era collettiva e non a caso firmata "Elbareport"), sarebbe più logica e più facile da attuarsi. Almeno l'anarchico "pericoloso e gentile" scippato della sua piazza, si vedrebbe titolata la strada che alla sua lapide conduce (con buona pace dell'anima generosa del Nizzardo che nel caso sono certo comprenderebbe lo spostamento).
Non so, francamente, se gli eventuali sindaci Di Tursi o Meloni (o Lanera concedendo una chanche davvero estrema) sarebbero in grado di esercitare la "sensibilità toponomastica" atta a ricucire la ferita, ma sarebbe già cosa buona e degna se non fossero animati dalla "furia titolatoria associata a sindrome ansiosa di taglio di nastro" del reggitore uscente, dal suo disprezzo per la cultura politica altrui, dal suo negazionismo storico, dalla sua "nostalgica" scarsa aderanza allo spirito Costituzionale, che forse saranno gli unici elementi ricordati di una sindacatura che (opinabilmente) giudico come la più amministrativamente fallimentare, divisiva e tracotante della storia di Portoferraio repubblicana.
A proposito di storia, una precisazione: Egisto Vezzosi, per quanto - come molti elbani della sua generazione - intriso di cultura "goriana", fu a lungo iscritto al PCI, definirlo quindi "anarchico", per quando fossero radicali le sue idee, è un po' inesatto.
Sergio Rossi