La stramba convocazione del Consiglio comunale il giorno delle elezioni che quel Comune riguardano o in seconda battuta anche il giorno dopo, ha suscitato curiosità e la domanda se siano valide le decisioni eventualmente prese all'ultimo tuffo.
Non sappiamo se la segnalazione fatta dall'Opposizione consiliare al Prefetto avrà un seguito, essendo che le norme che regolano questa particolare condizione rimandano di fatto la validazione (come la responsabilità) degli atti al Consiglio Comunale stesso.
L’art. 38, comma 5, del Dlgs. n. 267/00 (Tuel) prevede che “i Consigli durano in carica sino all’elezione dei nuovi, limitandosi, dopo la pubblicazione del Decreto di indizione dei comizi elettorali, ad adottare gli atti urgenti e improrogabili”. Una norma evidentemente voluta dal legislatore per impedire influenze indebite in campagna elettorale.
Sul cosa si debba intendere con “atti urgenti ed improrogabili”, (fonte www.entilocali-online.it) da poter emanare nei 45 giorni antecedenti le elezioni, la dottrina prevalente ritiene che il Consiglio comunale possa deliberare su:
a) adozione di atti obbligatori i cui termini siano in scadenza o già scaduti o sui quali pende una diffida a provvedere;
b) nomina di rappresentanti del Comune, imposti da termini perentori, presso Enti, Istituzioni od Aziende;
c) approvazione del bilancio di previsione e del conto consuntivo;
d) ratifica delle variazioni di bilancio. Le variazioni di bilancio e il riconoscimento dei debiti fuori bilancio – ai punti 6 e 7 dell'ordine del giorno- parrebbero non esserci. Dichiarandoci agnostici in materia ci sorge però il pensiero che, accortisi di una avanzo di amministrazione a otto cifre, han deciso di spendere (in realtà impegnare) il più possibile per non finire al primo posto nelle graduatorie di sur-place, avvincenti nel ciclismo quanto non proprio encomiabili per gli Enti Pubblici.
Di sicuro, al di là del fatto se vi sarà o meno il numero legale e della validità di quanto approvato (che potrà in ogni caso venire modificato dal nuovo Consiglio), quest'ultimo sussulto, più che al canto del Cigno, assomiglia al Tuffatore di Paestum, simbolo elegante del passaggio dalla vita alla morte (politiche).
ER