Caro Direttore
Ho letto l'ultimo dialogo tra Alfredo e Gino.
Non so se l'episodio della "granatata" se lo sia inventato di sana pianta il "gabbiano" o se egli si sia ricordato di un fatto realmente accaduto benché parecchio tempo fa.
Proprio in Via Roma una signora anziana s'accorse una mattina di avere non una piattola, ma un topo in casa.
S'affacciò alla finestra e chiese aiuto a chi passava. Vide una persona che conosceva bene, il Prence (te lo ricordi? stava in salita Napoleone e faceva modesto contrabbando di sigarette) che aveva una paura matta dei topi, ma non ce la fece a negare aiuto a quella signora che peraltro conosceva molto bene.
Arrivato in casa, presa in mano una granata ("scopa" per i foresti NDR), cominciò a dare granatate a dritta e a manca, finché il topo si fece vede'.
A quel punto il Prence, dalla paura, non ci vide più e finì per dare una granatata in capo alla povera anziana.
"T'ho chiamato pe' ammazzammi il topo ma te m'ammazzi a me. Accidenti a me e a quando t'ho fatto veni' in casa!".
Queste le parole disperate della sventurata anziana signora, e il Prence a quel punto decise di mollare l'impresa scappando in direzione opposta del ratto.
Questo episodio me lo raccontò un giorno quel mio zio che chiamavano "Mussiù". Alla fine (credo almeno), con il Prence disertore davanti al topo nemico e la donna che continuava a urlare, fu proprio il salvifico intervento di Mussiù a risolvere l'angoscioso caso con il topicidio dell'intruso.
Giovanni Fratini
Caro Giovanni
Non sono in grado di darti immediata risposta, interpellerò il Gabbiano, a me l'episodio di cui parli giunge nuovo, ma ricordo (a riprova che purtroppo la mia età non si computa in giri di sveglia) i personaggi che citi.
Ricordo Mussiù (evidente ferajasizzazione del francese "Monsieur") e pure il Prence (o Prenci), un omone che faceva anche il portabagagli al porto (come lo stesso Mussiù e col Prosperi, mi pare) dove si presentava con un cappelletto bianco con la visiera nera rigida e col richiamo "Facchinoo!!" allo sbarco dei passeggeri dell'Aethalia, mentre poco discosto il Romagnani con il suo carretto a mano reclamizzava la merce, ripetendo come un mantra: "Aleatici, Procanici, moscatiCI, vini tipici dell'Elba!"
Ho fatto pure a tempo comprare dal Prenci qualche pacchetto di sigarette Pall Mall senza filtro, certe "stiantapetti" aromatiche tremende, peggio delle Nazionali Semplici e delle italiche "Stop" che si compravano, anche sciolte, nelle bustine da Nanni Sassi (poi il Biancotti) nella sottostante Via Garibaldi.
Nostalgia per quel tempo? Non certo per le condizioni di vita oggi impensabili: nessuna nostalgia per i geloni ai piedi d'inverno, per lo stare in classe col cappotto, per il boccheggiare d'estate nelle case senza soffitti, dove anche di notte faceva un caldo assassino, e neppure per la stretta austerità economica necessaria per le famiglie operaie, come la mia, che già però campavano meglio di quelle dei poveri veri, che mangiavano la minestra dell'ECA (Ente Comunale d'Assistenza) e i "formaggini del Papa" della POA (Pontificia Opera d'Assistenza), gli indigenti che mandavano a scuola i figli (altro che zainetti e vestitini griffati) coi pantaloni puliti sì, ma rattoppati, e con le scarpe risuolate, passate di fratello in fratello, quelli che negli anni '50 non erano più alla miseria e alla fame, ma non c'erano tanto lontani.
Un po' di nostalgia però ce l'ho di quelle persone, dei vicinati, della spontanea solidarietà che si respirava.
Caro Giovanni, ho idea che se quella donna, presa la macchina del tempo insieme al suo topo, si affacciasse sul Centro Storico mortoferajese tutto "imbouticquato" e svuotato di umanità stanziale, "avrebbe voglia" a chiedere aiuto, nessun Mussiù e nessun Prence accorrerebbe.
Forse potrebbe solo sperare in una colpo di fortuna: che le sue urla fossero captate da Fornino, unico volontario in servizio permanente e effettivo di Cosmopoli che (dice) è lì lì pe' Rinasce (per ora è in travaglio, speramo bene).