Cara Sara, tra di noi c'era quasi una generazione, non ci si vedeva e nemmeno ci si sentiva spesso, eppure, alle 5,30 del mattino e dopo la tristissima sera nella quale,insieme ad un fiume di tanti altri amici, ti sono venuto a trovare quando ormai era troppo tardi,sono qui a pensare a te, a non riuscire più a dormire e a chiedermene il perché.
Finalmente l'ho capito! Perché sei la figliola del mio grande amico Arnaldo e la nipote del mitico Albo e perché il mi babbo raccontando di Gigi, l'altro tu nonno e in particolare di una loro impresa durante una partita dell'Audace, quando ebbero a che fare con una tifoseria avversaria evidentemente troppo "accaldata", iniziava così: "Eremo io, Gigi il Testi e il povero Anteo.." lasciandoti immaginare il finale.
Perchè spesso da bimbo, scollando da via Roma e dal Grigolo, mi ritrovavo per la Fonderia a casa della mi' zia e quando scendevo a giocare con gli altri "bastardi" armati di fucili ad elastici o a fulminanti, con i barocci, con i tavoloni di formica incerati a mo di slittino "allillongiù" dalla via o dalla scalinata, verso la piazza,perchè quando si almanaccava con i botti a base di un miscuglio di potassio e zolfo fatto scoppiare con un colpo secco dato con il piede ad una "ghiaia" che lo ricopriva, perchè quando ci si divertiva semplicemente con il "nascondino" (rimpiattarelli), con un pallone o con un pestone semifinto (più semi che finto), perché quando si faceva tutto questo, il nostro punto ritrovo per una pausa, per un primo soccorso in caso di "braciola" dovuta a uno "strofinone" o a un occhio nero, la nostra officina per riparare o potenziare i nostri marchingegni, era la bottega di Albo, che ho sempre davanti agli occhi seduto su quel piccolo seggiolino, con gli occhiali da vista (neri se non sbaglio) e con un grande "grembio" di pelle,intento a rifare qualche" sola" o a imbullettare qualche tacco.
Quello stesso spirito solidale e socievole nei piccoli gesti quotidiani che anni dopo ho ritrovato conoscendo per bene e frequentando il tu babbo sul campo dell'Elba Rugby, nelle tante trasferte in giro per i campi di mezza Italia, nei tanti terzi tempi che abbiamo vissuto, anche nelle case degli amici giocatori e non, specialmente a casa tua e nelle ore meno consone alle persone "normali".
Memorabile e che resterà sempre nel mio cuore è stata l'epopea delle trasferte a Treviso, degli scambi di ospitalità,anche in famiglia, tra noi e loro e delle relative "ribotte" con mega festa che ne sono derivate. In particolare me ne ricordo una di una Pasqua di tanti anni fa, quando dopo un inverno nel quale noi andammo a Treviso, loro vennero da noi che gli organizzammo una festa al nostro campo con Albo, Dalcin e Arnaldo protagonisti. Del tu babbo e del tu nonno mi garbava in particolare quel loro essere naturalmente compagni e contro i prepotenti, inevitabilmente anche nel senso politico,ma soprattuto dal punto di vista caratteriale e viscerale del termine.Tornando al mia domanda iniziale,al perché dalle 5,30 alle 8,00 non ho più dormito e al perché sto continuando a scrivere rivolgendomi a te,nonostante non ci sentivamo e non ci vedevamo spesso e nonostante siamo separati da una generazione quasi intera, ora torna tutto: perchè sei la figliola del tu babbo e la nipote di Albo; perchè nel tuo modo di essere c'era tanto di loro, perchè nonostante la tua giovane età ci hai dato un esempio di comportamento e di carattere che ora non usano più. Come già ho avuto occasione di raccontare in un'altra occasione,più della filosofia e della religione formale e per quanto mi riguarda,più della asettica chimica biologica, l'acchito per capire il senso vero della nostra esistenza me lo dette Dina, un'anziana Portoferraiese che le vicende della vita portarono a vivere a Siena e come me, a sposarcisi e a rimanere vedova. Una volta, quando l'accompagnai al cimitero per far visita alla tomba del marito, così gli parlò: "vedi Ugenino ( si chiamava Eugenio), io 'un so bacchettona, io non vado sempre in Chiesa, io prego in casa e credo che non sia possibile che quando due persone si sono volute tanto bene come noi, non si rivedano più.
Mi piace pensare che nella sua dignitosissima semplicità abbia ragione Dina e che tu ora insieme ad Arnaldo sia in una botte di fero; se poi hai incontrato anche Albo e Gigi allora la botte doventa d'acciaio! Ciao Sara,fai con comodo,ma anche domani o quando ti pare dai un abbraccio al tu babbo e al tu' nonno Albo da parte mia. Il tu nonno Gigi non l'ho conosciuto, ma digli che lo saluta il figliolo di Gaetano!
Michel Donati