Tutti stiamo vivendo un periodo di grande incertezza. Non sappiamo come e quanto sarà profonda, dal punto di vista sanitario, sociale ed economico, la ferita che si sta producendo.
Però questa situazione, seppur dolorosa per le molte vittime e per la sofferenza che sta creando, può rappresentare anche una straordinaria occasione per adottare stili di vita consapevoli: abbiamo l’opportunità di cambiare il nostro modo di vivere, evolvendo verso comportamenti più sostenibili e corretti, possiamo cambiare paradigma.
E’ una situazione dolorosa perche intacca le nostre libertà individuali, non possiamo muoverci liberamente, non possiamo esprimerci attraverso i gesti che segnano l’identità della creatura umana, salutandoci, abbracciandoci, dimostrando quella nostra struggente affettività che dobbiamo bloccare.
Il nostro stile di vita, basato quasi esclusivamente su modelli poco sostenibili sta producendo effetti molto impattanti sul nostro mondo, sta modificando i delicati meccanismi alla base dell’equilibrio naturale, il cambiamento climatico è il più evidente effetto e ed è risultato dei modelli imperanti della società dei consumi.
I virus sono organismi antichissimi, nascono circa 3 miliardi di anni fa e rispetto all’uomo, che compare tra i 200 e 300 mila anni fa, hanno avuto un tempo smisurato per evolversi, per colonizzare il nostro pianeta e trovare sempre più ospiti in cui attecchire. Come tutte le specie viventi perseguono la salvaguardia della specie. In più mutano molto velocemente rispetto ad altri organismi viventi più complessi. Dal punto di vista dei virus, siamo un soggetto perfetto per diffondersi, con circa 7 miliardi e mezzo di potenziali ospiti, che si spostano continuamente in ogni luogo, che si ammassano a vivere concentrandosi nelle città, nelle metropoli e nelle megalopoli.
Ma non basta, i nostri comportamenti agevolano ancora di più i virus: distruggiamo le foreste, l’habitat degli animali che li ospitano, sostituendole con piantagioni produttive e favoriamo così il salto di specie (spilloover): scompaiono animali ospiti e i virus cercano altri ospiti. Ma no basta, catturiamo e uccidiamo gli animali, li esponiamo nei mercati, in condizioni igieniche pessime.
Il virus fa solo il suo mestiere, seguendo la sua logica evolutiva, il resto lo facciamo noi, anche se dovremmo avere rispetto a loro il vantaggio dell’intelligenza. E con quella dovremmo aver compreso, da tempo, che questi organismi hanno avversari che possono combatterli: la ricerca scientifica libera e non asservita ai poteri delle lobbies chimiche, l’igiene, il progresso sociale (povertà, carestie, guerre rappresentano situazioni ideali per la diffusione dei virus), la protezione ambientale.
Troppo decisa e impattante è la nostra impronta ecologica. Come diceva J. Dorst (in Prima che la natura muoia nel 1969) se paragoniamo la vita del nostro pianeta ad un anno di 12 mesi, arriviamo al 29 dicembre quando compare l’uomo sulla terra, tutto quello che conosciamo e che abbiamo fatto succede in due giorni.
Dagli anni 60’ come Dorst, molti scienziati, studiosi, filosofi, biologi, le diverse espressioni scientifiche dei movimenti ambientalisti, hanno dimostrato che i nostri comportamenti intaccano in maniera drammatica l’equilibrio su cui si regge la vita, come la intende la nostra specie. Ad esempio (Università Leeds – Nature) lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide e in Groenlandia è aumentato sei volte di più rispetto agli anni 90. In quegli anni finivano in mare 81 milioni di tonnellate di ghiaccio all’anno, mentre nell’ultimo decennio il totale del ghiaccio finito in mare è salito a 475 milioni di tonnellate. In 26 anni i ghiacciai hanno perso 6.400 miliardi di tonnellate di ghiaccio facendo aumentare di 18 millimetri il livello globale dei mari.
Forse il corona virus di oggi è una delle tante risposte o difese che la nostra terra mette in campo per difendersi dalle specie più pericolosa che è passata sulla sua superficie.
Abbiamo intaccato i meccanismi naturali, gli equilibri ecologici, i processi biologici, ed ora il pianeta inizia a presentarci il conto. La nostra terra è un organismo vivente, non è un pianeta con la vita sopra (Lovelock L’ipotesi Gaia). Forse questo assunto possiamo iniziare a realizzarlo, e come ogni organismo vivente Gaia, in base di tutto quello che gli accade, può ammalarsi ed adottare meccanismi di difesa.
Stiamo vivendo in un mondo che non avevamo mai visto. Per noi, in Italia, siamo passati in pochissimi giorni a vivere una vita che pensavamo potesse appartenere solo alle fantasia dei libri o dei film, alle distopie di cui tanti hanno scritto. La Cina e quella remota provincia dello Hubei, una grande Padania cinese, erano comunque remote e lontane. Ma dal 21 febbraio tutto, con una progressione incredibile, è cambiato: tanto che dobbiamo muoverci di meno, sarebbe meglio per niente, acquistare di meno, essere affettuosi ma con molta parsimonia e nessun gesto, evitare tutti quei comportamenti che fanno parte dell’essenza degli umani contemporanei. Quel fine settimana di febbraio sembra esistere in un’altra dimensione, in un altro mondo distante e lontano, eppure è passata una qualche manciata di giorni ed ora tutto è davvero cambiato.
Nel Medio Evo la nostra terra era infinita e sconosciuta, popolata di creature spaventose e meravigliose, ammantata di foreste, senza confini. Oggi tutto si è ridotto, tutto è vicino, a portata di mano. In poche ore solchiamo mari ed oceani, attraversiamo montagne e ghiacciai, raggiungiamo tutto e tutti.
Resto ancora estasiato dallo spettacolo offerto nell’aria con lo sguardo che spazia dal finestrino di un aereo. La geografia si studia anche così. Ed è affascinante e incredibile poter distinguere l’Everest o Le Ande, oppure i grandi laghi americani o il Colosseo; come è stato possibile tutto questo? Quale straordinario miracolo lo ha generato? In poco tempo raggiungiamo località remote, esotiche e immaginate solo nella nostra fantasia di uomini del XX secolo. Tutto ciò mi sembra incredibile e pieno di fascino. Ma lo guardo, quello spettacolo, con timore e reverenza, quasi se ogni volta fosse un grande regalo e una grande opportunità, con assoluto rispetto. Purtroppo oggi è divenuto quasi banale e scontato imbarcarsi su un aereo, attraversare continenti e ogni tanto distrattamente gettare lo sguardo all’esterno, quasi non gustando con la dovuta devozione quei panorami incredibili e impensabili. Anche questo è un cambiamento che potremmo fare: osservare e vivere con rispetto e reverenza il nostro pianeta.
Le specie viventi in competizione si compensano e si regolamentano da sole, o meglio le leggi naturali, per certi aspetti sconosciute agli uomini, adottano sistemi di contenimento per preservare gli equilibri biologici. Forse siamo andati oltre e forse i virus sono uno dei meccanismi di difesa del pianeta. E forse non è casuale: il tutto sembra nascere dalla fabbrica del pianeta, un paese e un popolo di quasi 1 miliardo e mezzo di persone, dedicato a produrre beni per tutto il mondo. Una automobile su tre è prodotta in Cina. Una pandemia che si diffonde inizialmente nei paesi dove si concentra la ricchezza, la produzione, il benessere come lo intendiamo oggi, il traffico, l’inquinamento, insomma nella parte di mondo dove è più forte e pesante la nostra impronta ecologica.
Oggi abbiamo un’occasione per cambiare davvero il paradigma, utilizzare altri modelli di comportamento e modificare i nostri stili di vita. Andare più lentamente, evitare gli eccessi nei consumi e nell’accumulo di beni e di denari, entrare più in sintonia e in contatto con la natura, essere più animali sociali, esprimendo amicizia e solidarietà per tutti, perché i legami e le azioni verso il prossimo sono l’essenza della nostra vita.
Conoscere il mondo cercando di interpretarne l’essenza dei popoli e dei luoghi, avvicinarsi alla natura in punta di piedi, in piccoli gruppi per capire tutte le interconnessioni che la straordinaria Terra, l’arancia blu, un grande ed unico organismo vivente, utilizza per regalarci emozioni: tramonti, mari, fiumi e foreste, animali.
Cambiare paradigma, come diceva Alexander Langer: lentius, profundis, suavius, più lento, più profondo, più dolce; un modo di relazionarsi e di vivere che Langer contrappone all’assoluto ed energico modello olimpionico Citius, Altius, Fortius (più veloce, più in alto, più forte).
Quindi più consapevolmente e più lentamente, forse potremmo riuscire a superare questa crisi. Ma dobbiamo essere consapevoli che qualche cosa deve assolutamente cambiare, forse niente può essere come prima. Un’umanità più lenta, più profonda, più dolce. Più umana.
Marino Garfagnoli