So perfettamente che la sola lettura del titolo di questo pezzo avrà fatto sussultare qualcuno, che già si appresta a difendere l'onore ferito dell'Isoletta Verde&Blu, dall'attacco del giornalista cinico e baro.
Ma é quel che penso, ci ho ragionato qualche giorno prima di aprire bocca (o prendere tastiera) e tentare di sviluppare un decente filo logico.
Premetto noiosamente, ma necessariamente che:
a) non faccio personale uso di sostanze classificate come stupefacenti;
b) tuttavia sono da sempre favorevole alla liberalizzazione della vendita dei cannabinoidi (che ritengo ad esempio meno mortalmente intossicanti e meno assuefacenti dei legalissimi mojiti e simili);
c) sono un garantista convinto: contrario alla detenzione preventiva (salvo casi eccezionali) di persone prima della loro condanna passata in giudicato.
E ora andiamo al punto.
Qualche giorno fa, questa limitata porzione di territorio è stata scossa da una specie di Tsunami: 8 arrestati e 3 altri indagati per spaccio di cocaina (non mentine), una sostanza che può avere effetti devastanti, sia sulla psiche che sul "soma" degli assuntori. Tra questi ultimi le Fiamme Gialle hanno individuato 24 pensone. Molte? (sì e no, soprattutto no).
Soprattutto no perché una presunta "rete" criminogena costituita da una dozzina di persone, non si regge per una "clientela" che somma a due dozzine, soprattutto se si tiene fede alla quantità di sostanza che aveva preso, in poco più di un anno, il vapore. Inoltre si potrebbe anche ipotizzare che, oltre quella "seccata" ci siano altre fonti in grado di distribuire sostanze illegali all'Elba.
La probabile realtà quindi è che i consumatori (abituali o meno) siano molti, ma molti di più.
Orbene, poiché (aldilà delle personali individuazioni degli assuntori) sarebbe sociologicamente essenziale comprendere le dimensioni del fenomeno, da anni - perfettamente ignorati - come testata abbiamo chiesto alle autorità sanitarie delle semplici analisi delle acque fognarie isolane (come si è fatto in altre realtà): esami capaci di determinare il volume di sostanze (non solo "bamba", ma anche ero e sintetiche altre schifezze) consumato da elbani e ospiti.
Ma veniamo ad un altro aspetto "curioso" di questa poco gloriosa vicenda: pubblicata la notizia ci saremmo attesi (almeno sui social se non nella nostra posta) una gragnuola di commenti.
In molte occasioni, quando davamo notizia anche di qualche ragazzotto beccato con qualche "fischione" in tasca, o un pesce piccolo con qualche dose, o ancora qualche improvvisato "agricoltore" che raccoglieva delle "cime tempestose" agostane (pure tra i vasi di nepitella del terrazzo) si scatenava il "crucifige", mamme moraliste lacrimanti, giustizialisti dell'ultimo quarto d'ora "Fate i nomi inetti giornalisti!"
E invece, dopo questo po' di casino? Niente, silenzio assoluto
E le istituzioni ?
E i maître-à-penser locali, dispensatori di infinita saggezza?
tutti zitti come li tòpi...
Perchè?
Perché i nomi, che tutti o quasi conoscono sono scomodi da farsi ?
Perché - perdonate l'ineleganza - l'abbondanza di culi sudici negli ambiti amicali e financo familiari, suggerisce di far passare con meno danni possibili "a nuttata"?
Per la paura di dispiacere a qualche maggiorente? perché "tengo famiglia"?
A proposito di sobbalzi, mi ricordo quelli che provocai, anni fa, alla De Laugier, in una sala gremita di signore e signori eleganti, presentado un libro del compianto Oliviero Beha, allorché, suscitando l'ingioellata indignazione uditoriale, dissi (test): "... sotto la crosta di rispettabilità dell'Elba, scorrono fiumi di merda", ragionavamo di urbanistica a gettone, ma anche la coca è merda.
Sergio Rossi