Essendo che avevo messo il naso fori di casa per fare la spesa settimanale, preso atto che, vabbé che il carrello era pieno, ma 140 euro mi sembravano un branco di quadrini, pe’ rifammi la bocca so’ entrato in un bare ferajese intenzionato a prende’ il caffè, prima di tornammene arezzato a la via di Val di Denari che ne le borse c’ereno anco i surgelati.
Mi casca l’orecchio su una discussione tra quattro o cinque tizi accanto, dalla quale emerge ripetutamente la voce un po’ stridula di uno che fa “Famo la fine della repubblica di Weimar” e lo ripete dopo un po’ finché alla fine uno incuriosito gli dice “Ma chi era ‘sto Weimar?” “Un presidente austriaco - risponde sicuro lo storico – nell’ottocento!”
Manca poco mi va di traverso il caffè che già mi sembrava una mezza sbroscia e mi viene in mente la “lettera del marinaio” “Cara mamma, le navi ‘un vanno più a carbone ma vanno a naffeta a …” con l’interlocuzione della vicina “Oh Maria ma dove è sta Naffeta?” “’Gnorante d’è ne le Tunisie!”.
Intanto il curioso continua a puncica’ “Ma che cazzo fece sto Weimar?” Quell’altro dribbla: “Eh.. eh .. un casino fece un casino e si mangiò tutti i soldi che poi la gente moriva di fame … e i francobolli costavano milioni… ” e poi abilmente riesce a cambiare la direzione della (si fa per dire) discussione.
Vedi te la potenza dei mezzi di comunicazione di massa: dopo che a mezzigiorni davanti alla televisione abbiamo mangiato pasta e spred, ora ci puppamo il caffè coretto col Weimar.
(ad usum sindaci assessorisque: http://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_Weimar)