Buona parte del giugno 1896 Pietro Gori lo passa nei distretti minerari della Pennsylvania, dove arringherà a operai italiani, ma anche francesi e belgi: a Cecil (Maryland) inaugurerà il Circolo socialista anarchico internazionale che raccoglierà tutte queste nazionalità. Il 19 giugno, a MacDonald (Pennsylvania), tiene una conferenza davanti i pozzi minerari, infiammando talmente gli animi dei lavoratori che fu proclamato uno sciopero.
Il 20 giugno, di nuovo a Pittsburgh, ha una grana anche con le autorità poliziesche a stelle e strisce: viene arrestato con un gruppo di compagni, sorpresi a cantare inni rivoluzionari dopo mezzanotte. Saranno rilasciati il giorno seguente, ma dovranno pagare 95 dollari di multa. Per Pietro questi episodi sono solo punzecchiature di spillo in una vita costellata da persecuzioni giudiziarie ben più pesanti. In alcuni casi quasi ci rideva su. Come dimostra questo caso, raccontato da lui stesso, non senza una squisita ironia: “Una tal sera del luglio 1891 la Questura di Milano pensò bene di salvare le istituzioni. Una comitiva di amici (ahimè erano anarchici!) traversava il Corso per recarsi a prendere un gelato dei più economici che imaginar si possa... Costava 10 centesimi! Ad un tratto, che è, che non è, salta un ispettore di P. S. con tanto di sciarpa, risuona uno squillo di tromba. Cinque dei miei compagni ed io ci sentiamo afferrati con la delicatezza nota a chi ha avuto a che fare con la polizia Italiana: ci portano in Questura; ci processano per direttissima; e due giorni dopo un magistrato, che, fra le altre belle cognizioni di procedura penale, sa che non deve sputare nel piatto dove mangia, ci condanna a 10 giorni di arresti”.
Il 16 giugno Pietro porta in scena a Pittsburgh la sua opera “Primo maggio”, in cui figura anche come interprete. Come abbiamo visto nelle precedenti tappe, l'impegno nell'attività teatrale spesso andava di pari passo con quello politico, quando si fermava in una città.
Oltre che nel grande centro della Pennsylvania, il “Primo maggio” venne messo in scena in diverse città, tra cui Barre (Vermont), dove, nel marzo 1896, vi fu anche la sua pubblicazione, da parte di Salvatore Pallavicini. A Chicago andò in scena il 16 dicembre 1895, alla North Hall. Pietro teneva molto a questo allestimento, in quanto si trattava della città simbolo dei martiri anarchici del 1886, a cui aveva dedicato molti tributi. La prima sul suolo americano fu il novembre 1895 a New York, alla Germany Assembly Room, curata dall'attore Iacopo Paolini, mentre Pietro era a Boston. Lo stesso Paolini rappresenterà, nella stessa sala, anche “Proximus tuus”, ed entrambe le opere riscuoteranno un buon successo. La prima italiana è segnalata il 1° maggio 1897 alla Barriera di Lanzo, a Torino. L'opera vide una diffusione rapida, grazie agli emigranti italiani, che non solo la esportarono nella madrepatria, ma anche nel resto del continente americano, soprattutto l'emisfero meridionale. Anche molti anni dopo la partenza di Pietro godette di ampia rappresentazione.
Nel suo multiforme talento un enorme successo gli riservò infatti il teatro. Pietro trattava temi di facile presa sul grande pubblico, come amore e sentimentalismi vari, sebbene con forti connotazioni ideologiche, che commuovevano ed emozionavano gli spettatori, peraltro in gran parte già orientati politicamente agli stessi ideali dell'autore. Dal punto di vista stilistico rimase sempre fedele alla tradizione di scena, senza apportare innovazioni tecniche o recitative. Nei personaggi di Pietro non ci sono particolari caratterizzazioni, e men che meno alcun approfondimento psicologico: sono solo allegorie di un'umanità derelitta in cerca di riscatto. È il quadro d'insieme al centro della trama, con i cliché a buon mercato dei drammoni popolari dell'epoca (ma va detto a onor di Pietro, e non è cosa secondaria, non per pure ragioni di botteghino, che invece animavano altri autori teatrali del periodo): viene rappresentato un mondo afflitto dalle miserie sociali tutto proteso a innalzarsi verso l'eden anarchico. Come buona parte della produzione artistica di Pietro, anche il teatro rappresentava una forma di espressione dei suoi ideali. Per queste ragioni le sue opere non hanno superato gli anni, decadendo totalmente nella storia del teatro.
Tra i suoi lavori “Senza patria” e “Proximus tuus”, scritti per la compagnia Falconi, che li mise in scena alla Commenda di Milano, riscuotendo un enorme successo. Sempre nel primo periodo milanese scrive un’opera teatrale in tre atti dal titolo “Gente onesta”, che definì “non opera di fini artistici, ma di ribellione alle accidie del carcere, ed al lievito venefico che esso sprigiona negli animi, capace di ben più atroci misfatti”. L’opera doveva debuttare in un teatro di Milano nel 1894, ma la censura mutilò il testo obbligando l’autore a recedere dal proposito di rappresentarlo in pubblico, limitandosi ad una messa in scena in privato presso i locali dell’Arte moderna. Negli anni seguenti scrisse, sempre per il teatro, “Ideale” e “Ḉa ira”, un dramma in cinque atti sequestrato dalla polizia durante le terribili giornate di Milano del 1898, e il cui testo probabilmente fu distrutto.
È soprattutto il “Primo maggio” a dargli la fama maggiore. Dramma in un atto, fu dedicato ai compagni italiani del Nord America. Fu subito un trionfo. L'Inno, contenuto in esso e cantato sull'aria del “Va' pensiero” del Nabucco verdiano, è la canzone di Gori più conosciuta dopo “Addio a Lugano”. La vicenda è ambientata nell'Italia settentrionale, e narra di due giovani, lui ricco e lei contadina, il cui amore è osteggiato dai genitori. Il loro sogno è quello di fuggire nel paese dell'amore e del vero, situato a oriente, verso la parte dove si leva il sole. In questo eden sono finalmente annullate le diversità sociali e regna sovrana la fraternità, il lavoro è blasone di nobiltà per quel popolo. Non ozio, non odio. Unica legge la libertà, unico vincolo l'amore. Per tutti il benessere, per tutti la scienza. La donna non schiava, ma compagna, consolatrice dell'uomo. La miseria ignota. L'uguaglianza garantita dall'armonia dei diritti. A spezzare l'idillio sarà la morte del ragazzo, ma la fanciulla risoluta partirà ugualmente verso l'avvenire di pace, di giustizia e di luce.
Anche grazie a questi veicoli popolari, quali il teatro e la canzone, la fama di Gori crebbe a dismisura in quegli anni, soprattutto tra le classi più umili, e non ci vorrà molto che la sua opera riscuotesse successo tra gli anarchici di tutto il mondo. È interessante segnalare che fino agli anni '60 del secolo scorso, a New York, era ancora attiva una Gori dramatical society, estintasi solo per la morte dei suoi componenti più rappresentativi. Ciò testimonia bene la grande eredità che Pietro lasciò anche in un paese così lontano.
Il 25 giugno lo troviamo a Washington. Nella capitale federale terrà due comizi.
Andrea Galassi