Caro direttore,
non sono di penna facile e non è mia abitudine scrivere anche quando me ne verrebbe voglia, soprattutto quando leggo o ascolto notizie non veritiere o offensive.
Ma questa volta non ne posso proprio fare a meno.
Qualche giorno fa, seguendo una trasmissione televisiva ho conosciuto un anziano signore di 103 anni, ospite di una RSA in Toscana, a cui è stato somministrato il vaccino anti-Covid.
Appena è iniziato il servizio, i miei occhi hanno cominciato ad inumidirsi. Il signor Basilio parlava e si muoveva proprio come mio padre. In contemporanea ho ricevuto una telefonata di mia figlia, che guardava lo stesso servizio e che mi ha detto: “Mamma, sembra nonno...”
Ma non è di questo che voglio parlare, bensì della vergogna apparsa sui social e riportata dai giornali: “...a 103 anni doveva cedere il vaccino ad altri...”. Ma chi scrive, usa il cervello? Si rende conto della gravità delle parole pronunciate e soprattutto dell'offesa arrecata a quel distinto signore che sicuramente avrà fatto tanto bene nella sua vita e che tanto ne potrà ancora fare, soprattutto con la sua testimonianza?
Poco meno di un anno fa ho perso entrambi i genitori, non per covid per fortuna. Prima la mia mamma e poi il mio babbo che, dopo aver compiuto 100 anni, si è detto pronto a ricongiungersi con la sua sposa, e così è stato.
Tuttavia, nonostante la veneranda età, era persona lucidissima, informata su tutto e su tutti, attento alle necessità della casa e della famiglia e soprattutto desideroso di vivere i giorni “che gli restavano” dignitosamente. Per questo aveva fatto il vaccino per l'influenza e prendeva quotidianamente tutti i farmaci prescritti (“scatolina rossa al mattino, verde alla sera”, come diceva lui).
Babbo se ne è andato senza sapere cosa fosse il covid, per fortuna, ma io, affezionata figlia, sarei stata ben lieta di rinunciare alla mia dose per preservare mio padre che, certamente, aveva ancora tanto da trasmettere a me, ai miei figli e a quanti lo hanno conosciuto ed amato.
Attenzione, amanti dei social, prima di scrivere fatevi un esame di coscienza, pensando che “se non si muore prima, poi si invecchia” (altra massima di babbo).
Rita Rossi