Per molti anni, fino alla morte di mia madre, Pietro ha curato il nostro giardino e l'orto, anzi, ha curato il "suo" orto! E guai se noi "cittadini" osavamo mettere piede nel "suo" orto"! Terrorizzato che potessimo rovinarglielo, tutte le mattine dell'estate ci faceva trovare, appena colti, fiori di zucca, zucchini, pomodori, basilico ecc. Decideva lui cosa e quanto dovevamo mangiare! Quante scorpacciate di fiori fritti! E a settembre tornavo a Genova con l'immancabile mazzolino di peperoncini piccanti, o meglio, di pomentina.
Ma Pietro non è stato solo il giardiniere.
Un’estate – avevo mio figlio piccolo - gli avevo chiesto di provvedere anche alla pulizia della casa, prima del nostro arrivo. Arrivammo una settimana dopo la data prevista. Lo trovammo ad aspettarci, sorridente, come sempre. Tutto sembrava a posto. Poi lo sguardo mi cadde sul piano della credenza; con un dito vi passai sopra, lasciando un solco tra la polvere. Lo guardai con occhio interrogativo. E lui, pronto, con quel sorriso ingenuo e ironico: “La polvere, si sa, casca”. L’avrei abbracciato! Mi si è aperto un mondo! Il tempo scorre e lascia la polvere sulle cose e su di noi! E guai a levarla! La polvere fa parte dell’aria. La puoi levare, ma poco dopo ricasca e ricopre ogni cosa, creando atmosfere nuove e antiche allo stesso tempo. La polvere… Insomma. Ho capito che è si può benissimo fare a meno di…levare la polvere, tanto…ricasca!!!
Ci siamo rispettati e voluti bene.
Ciao, Pietro. Non ti dimentico.
Giovanna Olivari
Foto di Catarullo Marinese