Perché vi meravigliate dei poveri cristi con le mani legate, uccisi e abbandonati ai corvi, dei bimbi scomparsi in una bomba, del pianto, del lutto, dei profughi? E’ una catena di dolore che circonda il mondo in guerre mai finite, in guerre che anche noi abbiamo combattuto, in guerre che uccidevano bambini anche mentre noi eravamo in “pace”. Anche con armi nostre.
E’ facile distogliere lo sguardo da lontano, quando gli uomini e le donne uccisi, i bimbi affamati e orfani, non ti guardano negli occhi con occhi grigi e azzurri come quelli ucraini. E facile sentirsi portatori di pace dopo aver portato la guerra,
E’ facile stare dalla parte del giusto dopo essere stati troppe volte dalla parte dell’ingiustizia.
E' facile dividere il mondo in bianco e nero, in rosso e blu. E’ quel che abbiamo sempre fatto. Ed è per questo che siamo qui, ora a guardare gli orrori ucraini. A dividerci come tifosi, a credere acriticamente alla propaganda di guerra che più ci piace. A scambiarci accuse. A ricostruire meticolosamente la storia di parte, per giustificare l’orrore e l’errore, un mondo del passato, una cortina di ferro, a risollevare missili nucleari sulle rampe di lancio, a fabbricare armi chimiche e informazione tossica e intossicante. Bugie che come sempre ci dimenticheremo di aver dette, di aver sottoscritto.
Per esempio, ora la NATO sembra essere diventato l’esercito democratico il baluardo contro il totalitarismo sovietico prima e oggi contro la dittatura putiniana. Ma basterebbe scrostare un po’ di propaganda all’ingrosso per ricordarsi che tra i fondatori della NATO c’era il Portogallo fascista di Salazar e che nella NATO ci sono state la Spagna di Francisco Franco – salito al potere con i bombardamenti sulle città spagnole e catalane di Hitler e Mussolini – la Grecia dei colonnelli assassini e torturatori, la Turchia delle dittature, delle stragi di kurdi, e Armeni dell’invasione della Siria.
Sì, la NATO è quella che è: un’alleanza militare che non chiede patenti di democrazia a nessuno dei suoi membri e a nessuno dei suoi alleati, volte la chiede i suoi nemici, se gli serve. Come hanno detto presidenti statunitensi di fronte alla atrocità commesse da diversi dittatori latinoamericani o asiatici, ”E’ un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”.
Le nostre bombe nucleari – comprese quelle ospitate in Italia – non sono diverse da quelle del nemico, non sono diverse da quelle russe, cinesi e nordcoreane e nemmeno da quelle dei nostri amici israeliani, pakistani e indiani. Hanno un solo scopo: impaurire il nemico e se usate non porteranno la democrazia ma distruggeranno il mondo, cancellando l’intera umanità, senza fare distinzione fra democrazie e dittature.
La guerra, l’informazione/disinformazione sulla guerra, le tifoserie per chi è in guerra, tutto quell’orrore che tracima dalla televisione e da YouTube, da Twitter o da Telegram, sono quello che è sempre stata la guerra – almeno la guerra moderna, quella dalle foto dei poveri cristi uccisi dall’iprite nelle trincee europee in poi – è la disumanizzazione dell’essere umano. Se va bene è pietà selettiva.
E invece noi, se vogliamo che la guerra finisca, dovremmo volere che tutte le guerre finiscano. Dovremmo smetterla di fare i tifosi, di mettersi uniformi metaforiche, di tatuarsi con le parole appartenenze che fino a ieri non sapevamo nemmeno di avere. Non è una partita di calcio. Il campo è stato minato mentre risuonavano inni patriottici e marcette militari.
Ora si scopre che muoiono i civili. Ma nelle guerre post-seconda guerra mondiale le vittime – fino al 90% - sono soprattutto civili. Anche nelle guerre alle quali abbiamo partecipato noi italiani, chiamandole magari operazioni di pace o “operazioni speciali”, missioni per portare la democrazia, per liberare un qualche Paese musulmano dal fascio-islamico. Proprio come fa Putin il denazificatore con l’aiuto di milizie tatuate con la svastica che combattono contro altri miliziani neonazisti. Islamisti ceceni anti-russi da un lato e islamisti ceceni filo-russi dall’altro. Come in Siria, come in Libia…
Nelle guerre dimenticate del mondo muoiono soprattutto donne e bambini, centinaia di migliaia, milioni di donne e bambini. Spesso di effetti collaterali: fame, colera, mutilati da vecchie mine made in Italy, muoiono abbandonati accanto a un pozzo secco, in ospedali bombardati, in un pullmino scassato mentre vanno a scuola, uccisi da un drone strabico che spara su un matrimonio o un funerale. Muoiono senza uniformi, kalashnikov o bandiere. Sono noi che moriamo.
Ecco, noi dobbiamo stare certamente da una parte: dalla parte degli ucraini che soffrono, scappano, piangono, dalla parte dei russi che protestano contro questa guerra e finiscono in galera o in esilio. Stare sempre dalla parte dell’umanità, anche se non ha la nostra pelle chiara e gli occhi belli e azzurri delle donne slave.
Noi, tutti noi, siamo prigionieri di una geopolitica del potere che usa le armi per farsi ragione e l’energia e le risorse, il grano, la farina, il cibo come armi. E’ di questo che bisogna liberarci se vogliamo la pace.
Contro chi vuole ergere muri bisogna diventare demolitori e costruttori di ponti.
Accettare il mondo così come è vuol dire accettare la guerra. Vuol dire prepararsi ad altre stragi di uomini e donne e bimbi, che magari non ci interesseranno perché lontane dal nostro sguardo miope.
Un mondo diverso è possibile, ma per costruirlo bisogna non farselo raccontare da chi ha scritto la trama del mondo di oggi, perché il libro del mondo che abbiamo in mano è una storia tragica, crivellata di proiettili e che gronda dolore e pianto.
Umberto Mazzantini