Quale lezione trarre dall’esito elettorale di Porto Azzurro? Che le marmellate più o meno si equivalgono. Poco più di 170 voti non sono nulla, ma abbastanza per dare un sindaco al paese.
Un tempo le liste elettorali, anche quelle civiche, in qualche modo, erano riconducibile ai raggruppamenti nazionali, agli schieramenti politici unanimemente riconosciuti: una sinistra (comunisti, socialisti, parte dei repubblicani e successive modificazioni); un centro (essenzialmente Democristiani, liberali e successive modificazioni), una destra (MSI, e successive modificazioni). Da alcuni anni, questi riferimenti storici sono saltati. Per cui le liste sono composte da elementi tra loro anche contrastanti. Nella stessa lista trovi un fan di Berlusconi e uno di Letta; un simpatizzante di Mussolini e uno di Berlinguer. E viceversa. Le liste elettorali sono diventate oramai semplici contenitori in attesa di essere frullati. Il prodotto che ne viene fuori è qualcosa che non assomiglia a niente e a tutto allo stesso tempo.
Però in tutto “sto casino” un aspetto vagamente positivo lo possiamo trovare: gli animali chiusi nelle gabbie ideologiche possono pascolare da una parte all’altra del campo, senza sensi di colpa e paure per l’abbandono della famiglia d’origine e delle antiche convinzioni. Ma a me le marmellate fanno venire il bruciore di stomaco.
Salvatore Insalaco