Caro Direttore,
in un tuo recente e bellissimo ricordo di Libertaria e della sua osteria, hai fatto cenno alla mia ostinata antipatia per l’uso, anzi l’abuso di parole o espressioni inglesi. Ho deciso da tempo di frenare la mia rabbia di fronte alla loro prepotente invasione nel nostro scrivere e parlare quotidiano. E’ arrivata ad un livello tale che se dovessi ogni volta “incazzarmi” ci rimetterei di salute.
Delle ultime “perle” che ho avuto occasione di trovare te ne cito solo due, altrimenti la farei troppo lunga.
La prima. In un articolo che ho letto, tempo fa, su La Repubblica (non ricordo più l’argomento trattato: la mia età in continuo, inarrestabile avanzamento mi ha un po’ indebolito la memoria) l’autore, anziché scrivere “vaffanculo” o semplicemente “fanculo”, espressioni che nel testo dell’articolo ci sarebbero state a pennello, è ricorso all’anglicismo “fuck you”. Eppure addirittura Dante non si peritò di scrivere quel famoso verso “del cul fece trombetta”. Di usare l’italiano “culo”. Le espressioni “ vaffanculo” o “fanculo” hanno preso posto da tempo nei dizionari della nostra lingua. E allora perché scrivere “ fuck you”?
La seconda. Da un comunicato della Amministrazione comunale ho appreso che il giorno 8 di questo mese i rappresentanti delle Associazioni economiche e della Autorità portuale sono stati invitati a partecipare ad un “World cafè” sulla mobilità cittadina.
Per fortuna che nel medesimo comunicato si è avuto “la gentilezza” di spiegare il significato di questa espressione inglese che non avevo ancora avuto occasione di conoscere. “World cafè” indica una particolare “tecnica di partecipazione pubblica durante la quale i presenti vengono suddivisi in gruppi e si alternano in diversi tavoli tematici per favorire la circolazione di idee”. E il tutto deve accadere in un gradevole “clima conviviale”.
In altre parole una tecnica che vuole mettere chi partecipa, anche offrendo un piccolo rinfresco, come è stato fatto, nella condizione di discutere, di dialogare con la medesima serenità, spontaneità, con il medesimo piacere di quando ci si trova a chiacchiera con quattro amici al bar.
Devo dire però che la tecnica di organizzare un dibattito, un confronto tra persone, suddividendole in gruppi, distribuendole su diversi tavoli e creando un “clima conviviale” non è una novità. Come Segretario comunale (dal 1972 al 2006) ho partecipato a non pochi incontri, a corsi di aggiornamento che si svolgevano, qualche volta, nello stesso modo. Allietati anche da una o più pause per gustare qualche stuzzichino o un buon caffè. Eppure negli inviti non ho mai visto scritto “World cafè”.
Per farla breve, ma c’era proprio la necessità di tirare in ballo questo nuovo anglicismo? Sarei curioso di sapere a chi sia venuta l’idea. Non credo che sia venuta all’Assessore Leo Lupi, che ha introdotto i lavori. Nel suo schietto parlare ferraiese non ho mai riscontrato una certa affezione per la lingua inglese. Ma lasciamo perdere.
Sempre nel comunicato comunale ho letto che le proposte del nuovo piano del traffico “saranno presentate alla cittadinanza dopo l’estate”. Bene. Con il caldo che fa è consigliabile aspettare “la rinfrescata”. Credo però che dovrà essere messa da parte la tecnica del “World cafè”, prevedendo, in alternativa, semplici consultazioni con i cittadini in più parti della città.
Ti saluto
Giovanni Fratini