Molti anni fa in quel di Pomonte - è storia nota - nella allora bottega dove si giocava a carte e si dispensava vino ("bettola" è parola ormai desueta ed incomprensibile ai più) uno degli avventori affermò di aver visto nel fosso "un serpo con du' occhi grossi come du' tegamini e un collo come un bimbo di quattro anni!".
Vista la "location", si direbbe oggi, era assai probabile che se il testimone dell'avvistamento, di quella che poteva essere catalogata come "Anaconda del fosso di Guazzaculo", fosse stato sottoposto ad analisi del sangue, il risultato sarebbe stato certamente: "rare trace ematiche nel procanico", ma per sua fortuna, in quei tempi, i conducenti dei ciuchi (i quali quadrupedi, per loro conto e meglio di un moderno navigatore, la via di casa la trovavano da soli) non correvano il rischio di essere sottoposti al test etilometrico, e non essendo richiesta la patente per guidare l'asino, questa non poteva essere ritirata.
Quanto sopra per introdurre una appendice al ragionamento su quanto in precedenza scritto circa vipere, crotali e serpi topai, in un articolo che ci ha lasciati sbalorditi per l'inaspettata attenzione suscitata.
A fronte delle più di 35.000 letture (!) registrate da quel pezzo, e soprattutto delle decine e decine di commenti piovuti in redazione anche a distanza di diversi giorni, abbiamo toccato con mano quanto siamo diffusi nella massa degli umani ovidiofobia e l'ovidiofilia. Destinatari di odio, tolleranza o addirittura amicizia, insomma, gli apodi rettili riempiono una bella porzione dell'immaginario collettivo.
Ma la cosa più inaspettata è che le segnalazioni un po' "fobiche", tra le quali una di una signora settentrionale che affermava - riteniamo in perfetta buona fede - di aver visto "due bisce di 3 metri" (o vada dall'oculista o acquisti un metro), e le manifestazioni di solidarietà verso lo scopritore (e presunto giustiziere) dei serpenti a sonagli del Londotto, erano veramente poche.
Al contrario l'arco dei commenti tra il minimo "mi fanno schifo ma non li ammazzo", il "lasciamo sta' i serpi in pace" e il "proteggiamoli che sono anche utili a noi e alla natura" era riempito da un sacco di lettori.
Sarà mica che, batti e ribatti, la nostra generazione ormai al tramonto, dopo essere riuscita a sciagattare delle belle porzioni di natura insulare, almeno su questo fronte ce l'ha fatta a far crescere generazioni con una maggiore "coscienza ambientale"?
Certo una diffusa tolleranza ofidica non è grande cosa, ma è almeno un buon segnale ("sputalo!" si direbbe in ferajese).