Cosa ti so' andato a scova’,mentre rufolavo in un cassetto! (La mi' povera nonna m’avrebbe detto che gli sembravo tutto un cellerino, tanto si sa che noi con le doppie siamo in guera).
Questo fu il dialogo di quell’incontro con Athos detto l’Amicone, o Dito Pollice, avvenuto tanti anni fa, più o meno 40.
Un incontro e che segnò l’inizio di un bel periodo di trasferte e di merende a Rio Marina, a base di ova lesse che intanto facevano da tappo ai fumi alcolici, che di lì a poco si sarebbero innalzati, melanciane, formaggio, acciughe fritte o sotto pesto, aringa, coniglio o pollo, fritto e in umido, stoccafisso, fiori di zucca fritti… e vino, canti, aneddoti della vita isolana di una volta, battute e tante risate fino a buio...
Allora la su' moglie Angiolina lo chiamava dalle finestre di sopra domandadogli se aveva bevuto, e lui gli rispondeva di no, e che stava per salire, mentre ci versava il bicchierino di grappa stravecchia dell’Elba per il congedo.
Eccoci alle parole di quell’incontro, una volta che entrato in quella casa-bottega, attratto da quel “Vini” scritto a mano su una vecchia tavola posta come insegna all’entrata, stavo osservando con attenzione.
- Athos (in Riese): "Amigo’, dimmi un po’, o che guardi du!?"
- Io: "Niente,è solo che qui mi sembra d'esseci già stato!"
- Athos: "O dimmi un po’, a ghi sei figlio du?"
- Io : "Di Gaetano di Portoferaio"
- Athos : "Te lo spiego io amigo' perché ti sembra di esse già stato da Athos (pronunciato Adhoss). Tuo padre aveva 'na lavanderia anche gui a Rio Marina e tra na lavatrige e n’altra, siggome gli veniva sete e il gotto gli piageva, arrivava e ti portava dietro a lui guand’eri bambolo!”
Nacque così l’epopea anni 80- 90 delle trasferte pomeridiane a Rio Marina, che qualche volta comprendevano anche il pernottamento in loco.
Michel Donati