Caro Elvio
Inutile nasconderlo i nostri rapporti personali non sono stati sempre idilliaci, anzi molte volte hanno virato sul "tempestoso", non solo per la distanza generazionale, ma soprattutto per le differenti radicate convinzioni, in particolare sulle politiche ambientali, che però non ci impedirono per anni e anni di stare dalla stessa parte della politica, nello stesso partito.
Ma in fondo il rapporto tra di noi è stato un'altalena, la prima volta che in una infuocata riunione del PCI mi rivolgesti la parola, avevo si e no venti anni, e mi dicesti, gelandomi: "Statti zitto tu che non capisci niente!", ma nell'occasione successiva, pochi mesi dopo a Livorno, quando partecipavo con un po' di distacco e appartato al congresso del partito che vedeva (tanto per cambiare) la delegazione elbana ferocemente divisa. Ti avvicinasti dicendomi "Rossi tu che si un ragazzo intelligente ..."
Quando clamorosamente "rompesti" negli anni '80, per la vicenda della comunità montana, scrissi su "Onde" (una delle creazioni di Oriano) forse il corsivo più velenoso che abbia mai prodotto. La pace la facemmo anni dopo, nella tua "casa di campagna" tra una salsiccia e un fiasco di vino.
E quello stato di "non belligeranza" doveva durare anni punteggiato dalle telefonate che di tanto in tanto mi facevi (fino a non moltissimo tempo fa) dimostrando che la curiosità e il "naso" del politico non lo avevi proprio perso.
Sì qualche volta mi hai fatto incazzare (non si dovrebbe dire di uno scomparso ma credo saresti d'accordo) ma non ti ho mai negato di avere uno "spessore" che risaltava nella schiera di mezze figure (ero partito per dire peggio) di cui era popolata la supposta "classe dirigente" elbana. Adoravo Franco Franchini che era un po' il tuo rovescio più o meno in tutto, anche caratterialmente, ma una cosa di te mi ha sempre sbalordito: la capacità di mescolare le cose serie con gli aneddoti, la memoria popolare, l'impresa del Draghetto le risposte di Pottella al marito Miste, e dopo averci quasi ucciso dalle risate, tirare le fila di una proposta politica solida.
Caro Elvio, forse questo pezzo come ricordo funebre è un po' sgangherato, inusuale, ma in verità era quello che mi sentivo di dirti, con un'affermazione finale: il tuo passaggio sulla crosta ferrosa della tua terra sarà difficile, anzi impossibile da dimenticare.
sergio