Mi chiedo come sia possibile, in un Paese civile che abbia a cuore la salute dei cittadini molto più che la tutela di cinici interessi commerciali, non far conoscere nei dettagli fatti e nomi dei responsabili. Anche senza preventive condanne mediatiche, questo mi sembra solo rispetto dei diritto/dovere di cronaca e del buon giornalismo. Come possiamo pensare di cambiare l'Italia in questo modo, al di là dei Renzi, dei Vendola e di chissà quanti ancora, ora ed in futuro ?
Il buon giornalismo è l'ultima arma che resta ai cittadini : usiamola al meglio, per questo e per tutto il resto (che è molto di più.....).
Ovviamente, nulla di personale con il mio amico Sergio.
Paolo Di Pirro
Caro Paolo
Non posso liquidare le tue domande con una battuta, spero che tu ed i lettori abbiate la pazienza di seguirmi in un ragionamento un poco più articolato.
Uno dei concetti che ho immediatamente appreso quando ho iniziato a scrivere (in un'altra era geologica), avendo la fortuna di provenire da una famiglia che per mestiere con gli esplosivi (veri) ha avuto sempre a che vedere, è che le notizie vanno in molti casi trattate come se fossero nitroglicerina.
Comprendo benissimo che quando accade un fatto come quello che tu commenti, si creino due aree di tensione: la prima tra i consumatori che vorrebbero essere garantiti a pieno, conoscendo i nomi dei trasgressori (e di conseguenza scegliendo se continuare a frequentare i loro esercizi), la seconda tra gli stessi esercenti, che nella stragrande maggioranza dei casi agisce correttamente (tanto è che rispetto all’enorme volume di “prestazioni” erogate, i casi di danni rilevabili sono percentualmente esigui), non approfondendo quanta parte di un buon risultato medio, che indubbiamente c’è, sia determinata dai diversi fattori: professionalità degli operatori, rigore della normativa (ebbene sì la cenerentola Italia ha in questi settori leggi di garanzia del consumatore molto più avanzate che in altri paesi occidentali) o la deterrenza costituita dai controlli, completata ovviamente dalle notizie, che vengono costantemente effettuati.
Tutto ciò premesso occorre essere realisti, e porci la domanda essenziale: chi può in questi casi essere fonte di notizia per chi è deputato, come noi a trasmetterla? Sostanzialmente tre soggetti:
- Il consumatore che però si attiva solo nei rari casi dell’aver mangiato/bevuto molto male ed in quelli ancor più episodici di aver patito conseguenze fisiche più o meno lievi (e che comunque non ha gli strumenti per indagare sulla filiera sulla reale provenienza dei materiali -nel caso pesce- usato per confezionare ciò che mangia)
- L’esercente trasgressore, il quale però si guarda bene in ogni caso di spiccicar parola sul sanzioni patite, né costituisce indicazione la presenza di agenti in controllo ancorché vistosa (non è detto, fortunatamente, che un controllo porti alla scoperta di una violazione)
- Le Forze dell’Ordine che a loro insindacabile giudizio decidono quali sono i dati da trasmettere e in che parte far conoscere luoghi ed identità di persone coinvolte
Non avendo i giornalisti locali altre fonti certe (ed è poco serio e rischioso basarsi sui sentiti dire) sulla mancata individuazione di persone che con il loro comportamento screditano una categoria e danno dell’Elba una pessima immagine, a questo punto potremmo cavarcela con il più classico scaricabarile: dando la responsabilità alle Forze dell’Ordine emittenti i “lacunosi” comunicati.
Ma (almeno su questo versante) ciò non sarebbe onesto, perché occorre tenere conto dei gradi di contestabilità delle violazioni riscontrate.
Laddove si registra l’intervento dell’Autorità Giudiziaria, dopo relativa denuncia , sai benissimo, caro Paolo, scatta anche il diritto alla difesa del cittadino a cui si fanno carico le violazioni, che può comunque ricorrere avverso i provvedimenti sanzionatori, ed allora solo a pena pecuniaria accettata e pagata, o comunque provvedimento giudiziario concluso e passato in giudicato il trasgressore può essere considerato tale.
Come dire che la discrezionalità del giornalista di rilevare o meno identità, anche a procedimenti in corso, è determinata da quanto un fatto è conclamato ed eclatante. Se vedessi asportare da un ristorante mezzo quintale di pesce fetente, se giungessi a conoscenza che un esercizio ha prodotto pasti tali da determinare decine di cacarelle, se (per fare un esempio ) avessi io le prove che ci sia massiccio passaggio di pescato dai bracconieri pianosini ad un ristoratore, così come se vedessi un amministratore lasciare in manette la sua dimora, o vedessi comunque compiere un grave reato a qualcuno, di mia iniziativa scriverei nome cognome e se occorresse pure il codice fiscale (e così ritengo si comporterebbero tutti i miei colleghi).
Francamente, caro Paolo con la questione in specie c'entra poco l'essere bravi o cattivi giornalisti, vero è che ogni professione ha le sue “rogne e difficoltà”, e magari sforzarsi di ragionare come se ci avessimo i piedi un poco più dentro, aiuterebbe ad evitare di emettere giudizi quanto meno ingenerosi.