Per una serie di coincidenze, negli ultimi mesi, sia per necessità terapeutiche che per impegni presi (quasi tutti obtorto collo), mi è capitato di stare in giro in continente e per l'Isola, e di lasciare con inusuale frequenza le mura domestiche (ma forse sarebbe meglio parlare di "tana") dove di solito passo il mio tempo.
Il combinato disposto (direbbero quelli che hanno frequentato le scuole "alte") tra la precedente scarsità di diretti contatti umani e l'essere, in ambito locale, persona piuttosto nota (o famigerata per quelli a cui sto sulle gioie), ha fatto sì che in tantissimi mi abbiano rivolto saluti, che sinceramente mi hanno fatto tutti (meno uno, ma poi ci torno) un grande piacere.
Però devo confessare che il vederci sempre peggio, sommato all'essere poco fisionomista e agli anni che passano lasciando segni non solo su di me, hanno fatto si che non riconoscessi (o ci riuscissi faticando) persone che mi venivano incontro pure con calore.
Naturalmente cercavo di non dare a vedere l'ignorare, chiedendo discretamente a chi stava con me un: "ma chi è?" che regolarmente cadeva nel vuoto.
Ma una sera, a margine di una iniziativa, mi si avvicina una faccia femminea con un'espressione molto contrita, ma molto di circostanza e l'ignota signora mi dice.
"Ciao, mi avevano detto che stavi tanto male!"
La risposta più pertinente sarebbe stata forse: "Non indurmi a gesti apotropaici, che se reiterati potrebbero sconfinare nell'onanismo...", ma cerco di rimediare alla sua decisa gaffe buttandola sull'humor nero ...
"Eh sì, però per le condoglianze sei un po' in anticipo!"
Invece di farcisi un risolino si incazza (LEI), alza il nasino, gira il culo sdegnosetta e se ne va...
Poco male, tanto pure la prosima volta son sicuro che non la riconosco lo stesso.
sergio