Ieri a Piombino è andata in scena l'ennesima farsetta all'italiana, che mi ha richiamato la lirica trilussiana sul popolo bue.
Alla festa del PD piombinese, una enorme folla ha acclamato il putto democristiano come il novello vero salvatore della patria.
In quella stessa location dove, non più di un anno fa, gli stessi dirigenti del partito, ieri in prima fila, non hanno permesso ad un gruppo sparuto di renziani di fare semplicemente un democraticissimo volantinaggio.
Alla convention di ieri (tanto per continuare in maniera adeguatissima ad utilizzare termini meneghino-berlusconiani) era presente una folla eterogenea di persone.
I suddetti comunistissimi dirigenti locali, folgorati sulla via di Damasco, gli stessi che, fino a pochi mesi (giorni?) fa avversavano il pupo fiorentino. Borghesissime donne di mezza età, con improbabili mises, che inneggiavano allo spumeggiante gigliato sindaco con entusiastici gridolini degni di una rock star. Operai con sguardo tra il torvo ed il perplesso. Qualche volto noto di centro destra più inquietante che inquieto.
E gran parte del popolo della sinistra che ha sempre caratterizzato questo tipo di kermesse.
Su palco, il democristianissimo Matteo ha deliziato i presenti con un comizio tanto ricco di demagogia quanto povero di contenuti. Nessun discorso programmatico, nessuna idea dell'Italia che vorrebbe, nessun minimo accenno alle possibili reali soluzioni dei problemi che affliggono il territorio (crisi dell'acciaio in primis).
Solo una buona parlantina condita da quella tipica ironia fiorentina, a volte fin troppo ruffiana. E qualche congiuntivo perso per strada. Con una unica alta citazione letteraria: la canzone “Mondo” di Cesare Cremonini.
Se penso che i politici di ieri citavano, nei loro discorsi, Togliatti e Don Sturzo, Gramsci e De Gasperi, financo il poeta maledetto Evola, qualche piccolo dubbio mi è sorto.
E dal mio più profondo cuore nero avrei voluto gridare “Hasta Siempre Comandante”...
Gianluigi Palombi
Caro Gianluigi
Mi stupisco del tuo stupore. Ma perché mai Renzo Mattei da Pontassieve avrebbe dovuto citare Togliatti e Don Sturzo, Gramsci e De Gasperi o addirittura Julius Evola in un simile contesto? A parte che per citare una qualsiasi opera del pensiero la si dovrebbe aver studiata o quanto meno letta (e ce lo vedi tu uno così sotrarre tempo alla consultazione della Gazzetta dello Sport o ai quiz (facilitati) della Settimana Enigmistica, per dedicarsi a "Letteratura e Vita Nazionale"?), ma poi a che scopo? Per riempire di "contenuti" la sua orazione piombinese? Ma tu credi davvero che la plaudente folla d'oltrecanale e la festevole schiera dei voltagabbana federasti volessero sentir parlare di "contenuti"?. Ma quando mai! E' perfino grasso che cola che abbia citato Cremonini e non Povia.
Nell'autunno del marcerscente patriarca il popolo italiano sta individuando, il nuovo Grande Fratello Venditore di Folletto, nato dalle sue ceneri, quello che farà esultare tutti: gli elettori del PD in primis che si illuderanno di aver vinto eleggendo "uno di loro" senza capire in realtà di aver posto lo scettro in mano ad un democristiano più conservatore nei fatti di Andreotti, in secundis le schiere degli inconsolabili vedovi della dipartita politica del Cavaliere, ai quali rivenderà lo stesso sogno del paese dei balocchi, appena riverniciato.
La parlantina per gettare là quattro frasi a effetto, qualche cucchiaiata di demagogia, la attenta evitazione di argomenti che impongono scelte di campo dolorose, non parlare di fenomeni economico-politici di cui son si sa palesemente un cazzo e il gioco è fatto, è morto il Re, viva il Re! (quello degli ignoranti di Celentano)
E il Governo delle Larghe Intese (e degli strettissimi polmoni politici) passerà la mano alla nuova "Grande Intesa Fatta Persona" a Matteo, che già tutti chiamano per nome come il "caudillo" predecessore, una larghissima intesa sul niente, un sombrero calato comicamente in testa ad un pollo (neanche ruspante ma di batteria), e la democrazia reale partecipata, quella del confronto delle idee, quella dei partiti disinfettati e tornati al loro ruolo costituzionale, potrà andare a farsi allegramente fottere per un'altra decina d'anni e passa.
Eh no - cari amici piddini - mi sono rotto le scatole di perdere vincendo, di non non sentirmi rappresentato da chi ho eletto, questo non ve lo voto, neppure con una pistola alla tempia, fatevelo dare da Marchionne il voto che da me vi mancherà.
Caro Gianluigi Bixio Palombi qui o si fa una Sinistra Normale d'Italia e una Destra Normale d'Italia o davvero si muore, di demagogica incultura e immane rottura di coglioni.