Sono cresciuto sentendo addosso il peso di dovermi schierare a tutti i costi sulla questione Israelo/Palestinese. È una cosa che mi ha sempre angosciato molto. Esiste questa sensazione diffusa tra molti che, in quanto ebreo, in quanto avente parte della mia famiglia in Israele, io DOVESSI avere le idee ben chiare su questa cosa enorme e terribile. Ho letto, ho parlato, ho studiato, ho ascoltato, mi sono confrontato ed ho litigato, ma a 34 anni, con l'ennesima guerra in corso, mi sento di non avere le idee chiare sui torti e sulle ragioni di chi vive quotidianamente questo stato di guerra. Sono fortunato a poter non avere le idee chiare, io, dall'alto del mio non contare niente, del non vivere direttamente sulla mia pelle questo conflitto, posso concedermi il lusso dell'incertezza. Invidio moltissimo i troppi leoni da tastiera che, pur non essendo coinvolti, riescono ad esprimere nettamente il loro supporto all'una o all'altra parte, a negare i fatti, anche quando dimostrati, o a diffondere bufale, anche quando acclarate.
Provo profonda angoscia per la concatenazione degli eventi. Mi angosciano le violenze perpetuate oggi a Gaza contro civili innocenti, mi angoscia il barbaro rapimento ed assassinio di civili israeliani e la brutale vendetta con la quale sono stati trattati. Penso che la parola “civili” sia fredda e lontana, completamente inadatta. Quelle persone erano tuo fratello, tua madre, il tuo migliore amico ed alcune di loro erano pronte a combattere fino alla morte, ma la stra gran maggior parte di loro, da entrambi gli schieramenti, voleva solo vivere, bere il caffè la mattina, ridere e fare l'amore.
Io non ho mai vissuto una guerra, ho un'immagine tutta mia di cosa possa significare, nata dai racconti dei miei parenti, dalle poesie di mio zio e dalle storie dei miei nonni. Però so bene cosa sia un trauma. Riesco a capire molto bene che, in grande, i popoli possano viverlo sulla loro pelle ed agire come io ho agito (ed agisco) rispondendo al trauma: senza pensare, con violenza, accecato dal dolore. Posso solo immaginare cosa significhi vivere in uno stato circondato da altri stati belligeranti che non lo riconoscono e che giurano di raderlo al suolo, figlio di guerre costanti per la sopravvivenza, figlio della violenza razzista che ha portato quasi un intero popolo a voler chiudere i rapporti con gli stati che hanno provato a sterminarlo. Posso poi solo immaginare cosa significhi vivere in uno stato che non è riconosciuto dal mondo, schiacciato, con una delle densità popolative più alte in assoluto, con nessuna possibilità di emigrazione, mentre avanza la colonizzazione e i tuoi diritti umani vengono fortemente limitati solo per il fatto di essere nato in quello specifico punto del pianeta.
Mi mette un'estrema tristezza vedere le folle, completamente estranee ai fatti, starnazzare per “radere al suolo” l'uno o l'altro stato. La battaglia delle mappe senza Israele o senza la Palestina è una battaglia che può finire solo con un genocidio. Ti senti veramente di voler incitare a questo? Questa non è Risico e se davvero vi interessa qualcosa di quei civili, dovreste partire dal riconoscimento della legittimità dell'esistenza dei loro stati e quindi dei loro cittadini.
A tutti quelli che urlano all'antisemitismo ogni volta che si critica un'azione del governo Israeliano, vorrei chiedere di smetterla. L'antisemitismo esiste ed è ben radicato ed è ogni giorno più forte e pericoloso. Ma urlare “al lupo! Al lupo!” anche quando non c'entra palesemente niente (come, per citarne uno , per il caso di Zerocalcare) non fa altro che confondere le acque, delegittimare le giuste richieste di tutele ed intervento che vengono fatte e polarizzare l'opinione pubblica con un facile EBREI=NETANYAHU.
A tutti gli antisemiti che strisciano nell'ombra, a tutti quelli che non riconoscono la legittimità dell'esistenza di uno dei due stati o di uno dei due popoli, a chi usa Hamas come pretesto per legittimare il suo razzismo, vorrei ricordare che la ruota dell'odio che state alimentando gira e non si mai dove si fermerà la prossima volta.
Io non lo so come si faccia a recuperare degli ostaggi senza fare una guerra, ma so che perfino nella guerra, che è la più orribile delle pratiche umane, esistono delle regole che ci siamo imposti e che non andrebbero mai superate.
Io non lo so come si possa fare la pace, ma trovo quell'immagine che sta circolando molto de “il bimbo israeliano e il bimbo palestinese abbracciati” molto disturbante. Io non credo in questo, non più. Non chiedi a due persone che si odiano così tanto da essere arrivate ad accoltellarsi, di abbracciarsi. Piuttosto le porti ad abbassare le armi, a riconoscersi come individui, a riconoscere il loro diritto alla vita e ad ignorarsi il più possibile. Magari fino ad accettare i torti subiti reciprocamente, o fino a che almeno i loro figli, o i figli dei loro figli non li avranno accettati.
Io, che ho la fortuna di non contare nulla e di poter semplicemente sognare, spero che domani Israele si posso svegliare senza l'estrema destra al potere, in uno stato laico con un governo disposto a riconoscere un vero stato Palestinese, autonomo, con dei confini netti e con la legittimità di esistere. Spero che la Palestina possa svegliarsi senza i terroristi al potere, in uno stato democratico e laico, con un governo disposto a riconoscere l'esistenza dello stato Israeliano e del suo popolo e che investa le enormi cifre che riceve dagli aiuti internazionali in risorse, scuole ed ospedali.
Fino ad allora, io cercherò di godermi il lusso dell'incertezza e a contaminare quante più persone possibili. Siate gentili, voi che avete il lusso di poterlo essere.
Giacomo Luperini