Di fronte a un qualsiasi fatto negativo che abbia per protagonista o vittima, in positivo o in negativo, un giovane si usa dire: "mettetevi nei panni di sua madre... di suo padre".
Alla fiera del luogo comune mai sentito un retorico invito, a calarsi nei panni di un nonno. Eppure...
Eppure proprio i nonni di quei ragazzi, di quegli adolescenti ignobilmente, brutalmente manganellati, i miei coetanei, ancor più dei loro genitori avrebbero motivo di indignarsi, di incazzarsi.
Il perché a capirsi necessita di una breve riflessione, ma ci si può arrivare.
A parecchi dei loro nonni sarà capitato di ricordare, di risentire sulle antiche pellacce tratti di vita lontani, le loro proteste contro altre guerre.
Magari qualcuno di loro avrà sentito fischiare in aria (proprio a Pisa) il lacrimogeno che volava ad ammazzare Franco Serantini, o si sarà ricordato di un povero "basco nero" sdraiato su un marciapiede "con la testa fracassata" come diceva, inneggiando all'opposta violenza, qualche cantore di rivoluzioni a parole, col culo al caldo.
E qualcuno di quei nonni avendo già visto come andava a finire il film, si sarà sentito gelare il sangue, avrà ripensato alla spirale storica iniziata proprio con le manganellate e finita con le bombe "nere" e con le raffiche terroristiche "rosse".
La gratuita violenza (ancor più se è di Stato) genera senso di frustrazione e voglia di rivalsa in chi la subisce, rischia di seminare e generare solo altra violenza.
Ci sono due punti fermi da fissare a valle di quanto accaduto ieri
a) protestare pacificamente contro lo sterminio di un popolo, come sta accadendo in Palestina (a Gaza e nei territori), è nobile e sacrosanto;
b) i rari giovani che, come vecchio e stanco popolo, siamo riusciti a generare, sono il futuro di questo mondo, si proteggono, non si manganellano in nome di un supposto "ordine pubblico" minacciato.
Non pestate più, mai più, quei ragazzi.
sergio
Nella foto la reazione democratica di Pisa