La Ganzina, sorella di Ascanio e di Libero Tori era una cugina della mi’ mamma Jole, ma io non lo sapevo, per noi era la piccola strega con la voce roca che se ne andava in giro schisata dalle donne e dai bimbi e anche dagli uomini, che poi la cercavano in angoli bui.
La Ganzina era una strega infelice, a volte strepitante e spavalda, a volte zitta, a rimuginare torva pensieri e cose degli uomini che probabilmente non sapeva nemmeno Don Zeni nelle sue confessioni.
Era una donna bambina che mangiava una vita che a volte sapeva di fiele e sembrava lo facesse con una soddisfazione ferina, come se la vita fosse una preda indifesa. Ma la preda era lei.
Ogni tanto la Ganzina si suicidava, si tagliava i polsi per far uscire un po’ di sangue da colorarci una pezza, oppure scioglieva i barbiturici in un bicchiere e li faceva depositare, stando attenta a bere l’acqua biancastra in superficie e tenendo le labbra lontana dalla patina sul fondo.
Poi preparava una piccola valigia con dentro la roba più bella, come un bambinesco corredo funebre di una regina egiziana, che si sarebbe portata dietro nel paradiso nel quale – contro tutte le evidenze dei benpensanti – era sicura sarebbe andata.
Dopo chiamava il dottore per farsi salvare da quel falso suicidio e rimandava il viaggio in Paradiso, sfaceva la valigia e la metteva sotto il letto, aspettando il coraggio disperato di un nuovo taglio o di un nuovo veleno polverizzato nel bicchiere.
Poi il suicidio arrivò, ma fu quello del suo amato fratello, fu un colpo di fucile, furono sospetti, lacrime, urla disperate, maledizioni e anatemi.
Fu un funerale vestita di rosso, incendiata e incendiaria come una strega bambina, una scandalosa strega ferita a morte.
E quando la morte alla fine arrivò anche per lei, in pochi anni masticati di rabbia, rimpianti e disperazione, la Ganzina vestita di rosso, scarmigliata e scalza si presentò con la sua valigia alle porte del Paradiso. Nessuno sa se San Pietro le ha aperto quei cancelli d’argento. Io credo di sì, perché se ha pesato sulla bilancia una vita così, i peccati della strega bambina alla fine erano piume rispetto all’inconfessabile che sapeva.
Forse la Ganzina ora è in Paradiso, è il cherubino rosso che trascina la valigia, quello scarmigliato e che fuma, scansato dai beati e dai santi. Ma volte Gesù, Maria Maddalena e Don Gallo si fermano a parlare con lei della vita e della morte, della rabbia, del rimpianto e del perdono, mentre De Andrè canta Preghiera di gennaio nella via del Campo celeste.
Umberto Mazzantini