UOMINI E TOPI
Premessa: di questa storia “salviamo il topo di montecristo” ne ho, per usare una signorile metafora, le tasche, oltre a tutto il resto, stracolme, visto che, salvato il ratto, dovremmo entrare tutti in parossistica agitazione per salvare il finto cinghiale d’importazione (quello vero, meno maiale, meno prolifico, non per caso tanto discreto da riuscire a mantenersi in equilibrio con le altre specie - flora compresa - e le attività umane sull’isola, l’abbiamo sterminato a suo tempo) che fa più danni della grandine o la mosca domestica di ogni abitazione che, devo ammettere anche con una certa colpevole soddisfazione, abbatto ogni anno a decine se non centinaia di esemplari.
Detto questo, vorrei che le cifre enunciate fossero credibili e verificate da chi le enuncia. Coi numeri non si scherza, al massimo si può barare. Mi riferisco alla notizia apparsa su alcuni quotidiani in questi giorni. Si racconta che, essendo state lanciate sull’isola 13,5 tonnellate di esche topicida il principio attivo (il veleno insomma) in esse contenuto sarebbe pari a al 5 per mille, vale a dire secondo gli estensori degli articoli a circa 700 grammi. Accantonata l’idea che i topi di montecristo siano di salute estremamente cagionevole e/o in numero così esiguo da essere eliminati dall’equivalente in veleno di sette etti di prosciutto distribuiti su una superficie di oltre 100 ettari ho provato a fare i conti. Se 13,5 tons sono, come sembra ai più, 13.500 kg, il 5 permille delle stesse sono né più né meno che 67,5 kg. Il risultato mi ha tranquillizzato e ridato la speranza che l’operazione, spiacevole quanto si vuole ma ancor più necessaria, possa raggiungere lo scopo .
Il mitile ignoto
TOPI IN PARLAMENTO
Leggo –non senza qualche divertimento- che tre senatori del PD hanno presentato una interrogazione sulla caccia ai ratti di Montecristo. E vedo che nel commento degli amici di Legambiente dell’isola si dice che i nostri parlamentari sono caduti addirittura in una sorta di trabocchetto che qui non serve spiegare.
Ora, tra questi firmatari peraltro amici di Legambiente vi è qualche senatore impegnato al Senato nel dibattito sulla legge di modifica della 394 che alle aree protette marine –Montecristo incluso-non fa davvero un buon servizio e su cui il sunnominato finora non si è preso neppure la briga di rendere conto. Mi chiedo: delle vicende che da un bel po’ di tempo e assai prima dell’assalto dei ratti travagliano l’Arcipelago Toscano perché non si erano fatti vivi? Ci voleva il topo di Montecristo per far scattare l’allarme?
Renzo Moschini
IL SENATORE NELLA TRAPPOLA DEL TOPO
Caro Renzo - Più che di allarme - come usavano dire le signore d'un tempo quando volevano giustificare l'aver concesso i loro gioielli indiscreti - si è trattato di un "momento di debolezza".
Non sono d'accordo con te sullo spiegare, che serve sempre, e così confermo e ribadisco che nella tagliola invece dei topi ci sono rimasti dei senatori.
Una superficiale indagine che ho compiuto è bastata infatti a farmi appurare che taluni dei firmatari per dirla con un eufemismo "sapessero un cazzo cosa stavano firmando".
Ciò è tanto vero che, resisi conto della frittata che avevano fatto, portando acqua al mulino della variegata e scombicchiarata banda dei "topari montecristani" (o antiparco ultima versione) e delle scempiaggini che stanno spandendo a tonnellate sulle nostre isole, senza bisogno di elicotteri, gli improvvidi ancorchè onorevoli firmatari si sono preoccupati di telefonare a Legambiente dell'Arcipelago per fare tardiva ammenda.
Che dirti? Speriamo, per il futuro, in una minore propensione al sonno dei nostri amici eletti. Chi dorme non piglia topi, ci pare dica il proverbio.
sergio rossi