Orbene, partiamo da una curiosa coincidenza linguistica anglo-ferajese: nell'idioma di chi vive oltremanica c'è una parola: "bush" (sì esattamente come il cognome di due Presidenti degli USA) che si traduce in italiano con "cespuglio" (e per estensione "boscaglia", zona selvaggia - cfr il "bush" australiano - landa poco e pure soltanto cespugliosamente vegetata).
Oltre il più modesto canale di Piombino una parola singolarmente assonante: "buscione/i" sta a indicare la stessa cosa, un "buscione" è ad esempio un cespuglio di rovi.
Ed è usato tra gli elbanesi un verbo: "imbuscionarsi" che sta a significare tanto "infilarsi in una situazione complicata", quanto, e stiamo arrivando al punto, nascondersi agli occhi del mondo per dare anima e soprattutto corpo alla propria "ars amatoria"; un po' come il romanesco "infrattarsi".
Ordunque: un mare di anni fa, quando la lira valeva assai, e l'area circumferajese abbondava di rovine e compiacenti cespugli, una coppia (clandestina) si era appunto appartata tra le complici frasche.
Per caso un terzo soggetto, che transitava da quelle parti, scorse i due che a loro volta videro la scopritore allontanarsi dal teatro degli eventi.
Ma - per colmo di sfortuna - costui era più che noto come matricolata "linguaccia", un pettegolo che come recita una finissima allocuzione locale, "non era bono a tenessi un cecio in culo" (per i foresti: spinto a propalare tutto quello, specie di pruriginoso, di cui veniva a conoscenza).
Il reduce dal buscione, nel tentativo di metterci una toppa, si mise in caccia del linguacciuto, e trovatolo gli fece un'offerta:
"Ti regalo dieci lire se però mi prometti che non dici niente a nessuno di quel che hai visto..."
Il dono e il patto furono accettati e i due rei si tranquillizzarono.
Ma, due/tre giorni dopo il munifico elargitore fu raggiunto dal beneficiato contrito che gli disse:
"T'ho riportato le 10 lire, te le ridò perché se non lo racconto a nissuno schianto!"
Pure le linguacce (talvolta) hanno una loro etica.
sergio