Continuando a frugare nella memoria e soffermandomi sulle espressioni gergali ferajesi, mi sono imbattuto in una di esse non proprio da salotto: "O Merda, o Beretta Rossa!".
L'esclamazione era usata da chi, ad esempio, si accingeva ad affrontare una difficoltà, anche compiendo un azzardo, conscio che l'impresa poteva chiudersi o con un grande successo o con una cocente sconfitta.
Ragionandoci un po' sono arrivato a spiegarmela quell'espressione.
La "Ber(r)etta Rossa" alle scaturigini (direbbe uno che ha fatto le scuole alte) del quasi grido di battaglia, era la berretta frigia o cappello frigio.
Wikipedia ci rende edotti: Un berretto simile era indossato dai galeotti di Marsiglia liberati nel 1792, e fu il simbolo dei giacobini nel corso della Rivoluzione francese. Grazie a questo fatto, oltre al suo storico significato di libertà, fu poi adottato come simbolo della rivoluzione stessa, simbolo immortalato sulla Marianne, emblema stesso della Francia, nel celebre quadro La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix.
Quindi da là viene "O merda o Beretta Rossa": o vincerà la Rivoluzione o sarà la rovina di quelle che un tempo si definivano classi subalterne (ma almeno ci avremo provato).
Evidentemente nel parlare degli indigeni elbanesi è rimasta a lungo traccia (favorita dall'essere stati - seppur brevemente - francesi) dell'epopea giacobina.
Ma, radicato nella convinzione che fin qui consigliere ed assessore, non abbiano capito molto, passo oltre.
Ho fatto - direbbe Paolo Rossi - un sogno all'incontrario.
Ho sognato che quelli più o meno della sinistra, i progressisti ferajesi di ogni parrocchia, "la facevano smessa" di fare le corse a chi è più ganzo, a spaccare il capello in sedici, a trovare, in maniera suicida, sempre prima di cosa li unisce, cosa li divide.
L'avere ragione non è un dogma statico né una religione - cantava Finardi - ed io, con non pochi altri, mi sarei abbastanza rotto le palle nel vedervi consegnare la città al governo di un team che non riesce a cavare un ragno dal buco, nonostante il vorticoso ruotare delle porte girevoli di chi entra e chi esce di giunta, i selfie e le strombettate inauguratorie del nulla.
Ficcatevi nel capino, compagnucci e zone limitrofe, che se non cominciate da oggi (anzi da ieri) a costruire quella unità di intenti che Cosmopoli si merita, se non preparate un'alternativa vera, sarà inutile continuare inveendo verso i traballanti maggiorenti in sella: "Arrendetevi siete circondati" e "Cafiero ritira la squadra".
O l'unità, o rivincerà sempre la strapaesana, confortevole mediocrità.
La Biscotteria non è la Bastiglia, ma tardi o presto ci sarà da riprenderla, mi piacerebbe (abbia o non abbia la fortuna di assistervi) che indossaste tutti lo stesso copricapo frigio, o almeno rosée se a qualcuno il carminio disturba, e poi...
O Merda, o Beretta Rossa!
sergio