Con la mia Dyane rossa andammo a Grassera con una serie di paline bianche e rosse e la rotella metrica perché dovevamo fare degli allineamenti nella campagna di Giampiero. Poi facemmo merenda con la mortadella acquistata da Lola e il pane comprato al forno a legna di Bello Bellino, ovviamente il vino era della cantina del padrone di casa. Un vinello genuino che noi avevamo contribuito a realizzare con la vendemmia dell’anno prima.
“Mangiati e bevuti” ci avviammo alla volta di Rio Elba, o meglio alla piazza del paese perché, allora, non c’era la variante.
Ofelio propose di fare una breve sosta al bar di Danilo. Quando uscimmo, non ricordo il motivo, Dante prese in mano la rotella metrica e porse lo zero a Paolo, a me consegnò le paline bianche e rosse, e cominciammo a misurare Piazza del Popolo.
Gli anziani che sulle panchine si godevano il primo sole di primavera, ci guardava incuriositi e parlottavano fra loro.
Da gruppo si staccò Fernando che in modo garbato, come solo lui sapeva fare, ci disse: “Scusate ragazzi, vi porgo una domanda puerile che può sembrare perfino bambinesca, che cosa dovete fare?”.
Dante, con fare professionale, rispose che doveva essere demolito il palazzo di fronte perché così la piazza avrebbe acquistato una maggiore luminosità. L’edificio però era quello dove Fernando aveva il negozio dei minerali.
Così in fretta e in furia, risalimmo sulla Dyane rossa e, sbellicati dalle risate, facemmo rotta su Capoliveri.
Dopo un po’ di tempo al cinema Pietri di Portoferraio, fu proiettato il film Amici Miei di Mario Monicelli, dove gli inseparabili amici fiorentini si sfogavano con scherzi a danno di malcapitati. Ebbene nel film c’è pure l’episodio della distruzione paese di Calcata che noi, inconsapevolmente, avevamo anticipato di alcuni mesi.
Lorenzo M.