L’estate è appena iniziata e, in anticipo rispetto gli anni passati, si prevede che anche quest’anno L’Elba sarà funestata da scarsità idrica con le conseguenze negative che tutti conosciamo. Il rimedio possibile è, ancora una volta, affidato al tempo meteorologico cioè ad abbondanti piogge e solo a quelle.
Vorrei sottolineare un aspetto che a mio avviso è tenuto in scarsa considerazione e cioè quello igienico .
Posso affermare per esperienza diretta maturata in decenni di attività, che il mezzo per tutelare la salute pubblica di chi utilizza l’acquedotto non si limita a garantire che l’acqua immessa in rete sia potabile e quindi sia esente da elementi pericolosi come il boro o l’arsenico e tanti altri simili inquinanti ma sia anche quello di mantenere nella maniera più assoluta tutte le condotte della rete idrica in pressione al fine di impedire che le sostanze inquinanti sempre presenti nel sottosuolo possano entrarvi essendone impedite appunto dalla pressione interna che, al contrario, consente soltanto fuoriuscite di acqua pulita attraverso le fessurazioni che purtroppo sono spesso presenti. Il fenomeno è ancora più accentuato nelle condotte cosiddette colabrodo che costituiscono una buona parte della rete elbana nella quale la necessità di elevata e continua pressione interna è ancora più evidente. La citata regola impone, ad esempio, che in caso di dover togliere p
ressione in una condotta per poterne eseguire dei lavori, la condotta medesima non possa essere rimessa in servizio se non previo accurato lavaggio e disinfezione tramite cloro o simili disinfettanti. Risulta evidente come la pratica di razionamento zona per zona della rete Elbana cui si ricorre frequentemente sia una procedura che espone l’intera rete al pericolo di inquinamento totale dell’acqua distribuita dovuta appunto alla facilità con cui, durante i periodi nei quali sistematicamente viene tolta la pressione, possano essere aspirati insetti o sostanze le più disparate, nel mentre la successiva rimessa in carica non può essere preceduta da abbondanti disinfezioni e tanto meno da prolungati lavaggi.
Al pericolo descritto ne deve esser aggiunto un altro altrettanto subdolo e che riguarda molti pozzi posti in posizioni altimetricamente depresse (caratteristica precipua della maggior parte di essi) i quali, a causa della eccezionale siccità, sono affetti dal notevole abbassamento di falda già denunciato da ASA. Anche in questo caso è da rilevare che una forte depressione di falda, del tipo di quella che si sta proprio adesso verificando, facilita il richiamo all’interno dei pozzi, di acqua salmastra, di acqua marina o di acque comunque inquinate che costituiscono un pericolo altrettanto grave di quello prima descritto. Il fatto che ASA abbia in programma di costruire a breve nuovi pozzi e quindi mettere in atto ulteriori attingimenti di falda, avrà come conseguenza un ulteriore abbassamento della falda stessa e quindi un aumento del pericolo descritto.
In definitiva non ci si deve limitare a considerare cruciale il momento attuale per la scarsità d’acqua potabile ma tener ben presente che a tale inconveniente può aggiungersi quello della sua non potabilità con tutte le conseguenze che possono derivarvi.
Mi auguro che gli organi di controllo, coscienti di quanto detto, intensifichino le verifiche e gli esami dei campioni d’acqua per garantire la salubrità del servizio ma al tempo stesso faccio notare come sia sempre più incombente la necessità di una risoluzione vera del problema idropotabile elbano.
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Marcello Meneghin (foto di repertorio)