Il Comando Stazione del Corpo forestale dello Stato di Portoferraio ha sequestrato di un falso rudere in pietra realizzato nel Comune di Capoliveri, sequestro poi convalidato dalla Procura della Repubblica di Livorno.
Legambiente Arcipelago Toscano si complimenta con il Corpo forestale dello Stato e sottolinea che con tutta probabilità si tratta dello stesso falso rudere segnalato anche alla nostra associazione e realizzato abusivamente a Norsi, nel Comune di Capoliveri, accanto al grosso e polveroso parcheggio costiero autorizzato quest’anno.
«Il falso rudere, che ripristina un’antica consuetudine cara ai fantasiosi abusivisti capoliveresi – dicono a Legambiente - sarebbe stato addirittura tirato su durante il primo weekend del novembre 2013, con l’attiva partecipazione di una grossa ditta edile che Legambiente ha più volte incrociato quando ha segnalato abusi e speculazioni, dalle colline di Lacona a quelle di Marciana Marina. Un’imprenditoria truffaldina, gestita da forestieri, che con la sua spregiudicatezza sta mettendo in ginocchio le piccole ditte locali e devastando il mercato immobiliare già fermo per “sovra-produzione". Ci sembra arrivata l’ora che le amministrazioni pubbliche pongano maggiore attenzione e fermino questi continui abusi dei soliti noti. Ora basta con i furbastri del cemento».
La tecnica è la stessa del falso rudere migrante capoliverese, smontato e rimontato altrove secondo le esigenze, che venne scoperto per caso dall’allora Commissione per i beni ambientali dell’Elba, e che si dice abbia permesso di realizzare decine di “ampliamenti” e “traslazioni” nel Comune di Capoliveri.
«Pensavamo che cose come queste fossero finite negli anni ’80 e ’90, invece sulla base di un rudere falso è stata chiesta una licenza per traslare il rudere in una zona vicina, naturalmente con un congruo ampliamento che lo avrebbe trasformato in una villetta – dicono al Cigno Verde isolano - Ci permettiamo di dare un suggerimento agli uffici tecnici che hanno a che fare con richieste di questo genere: date un’occhiata a Google Heart. Sarebbe bastato controllare l’area semplicemente da un qualsiasi computer per rendersi conto che quel rudere non esisteva e che era solo un fantasma fabbricato da cittadini e imprenditori truffaldini».
Legambiente chiede a tutte le istituzioni interessate di costituirsi parte civile contro i responsabili di questa truffa e di controllare attentamente le attività della ditta che si è resa responsabile del trucco, che non è riuscito solo per l’intervento del Corpo forestale dello Stato.