Ho fatto un errore di valutazione nel definire il caso dei 7 ragazzi "ormai sedicenni" non ammessi a frequentare la Classe Prima dell'istituto Isis Foresi ad indirizzo Enogastronomico, un problema legato alla mancanza di spazi. Condizionata dall'estrema fatiscenza in cui versa l'edificio di Concia di Terra, come del resto tutti gli stabili occupati dalle Scuole dell'Isis Foresi, è stato facile saltare alle conclusioni, ma tutta questa faccenda, in realtà, ha poco e niente a che fare con la capienza delle aule.
Sulla vicenda intanto si stanno chiarendo alcuni aspetti. Uno dei ragazzi esclusi avrebbe comunque lasciato gli studi per inseguire nuove fortune. Tre di loro hanno deciso di abbandonare la scuola quando, venuti a sapere dei corsi "professionalizzanti" dell'agenzia di formazione Cescot hanno preferito scegliere quella direzione.
Ne rimangono altri tre che come la maggior parte dei loro coetanei, erano pronti per ricominciare le lezioni. Anche una delle madri di questi ultimi tre studenti era stata contattata ad agosto dall'agenzia Cescot che "offriva un'opportunità ai ragazzi che avevano abbandonato la scuola",
Chiarito subito che suo figlio non aveva abbandonato niente, la madre in questione, presa dal dubbio per la strana telefonata ricevuta, il giorno dopo si era recata presso la sede di Concia di Terra dove le fu confermato che l'iscrizione del figlio era a posto.
Successivamente, nessuna lettera e nessuna telefonata è giunta dalla scuola alle famiglie per chiedere quali fossero le intenzioni dei ragazzi nei confronti della loro carriera scolastica, e nessuna comunicazione ufficiale è stata fatta per informare le famiglie dell'imbarazzante decisione presa nei confronti dei ragazzi. Tutti ne sono venuti a conoscenza praticamente per caso, solo un paio di giorni fa. Coloro che pensavano di aver autonomamente deciso di smettere di frequentare la scuola, forse non sanno neanche che comunque non avrebbero potuto.
Se la notizia non fosse in qualche modo trapelata, i tre studenti intenzionati a frequentare lo avrebbero saputo ieri, venerdì 12 Settembre, 3 giorni prima del suono della campanella, quando, andando a leggere le liste dei componenti delle prime classi delle superiori, finalmente rese pubbliche, non vi avrebbero trovato i loro nomi.
La Prima classe dell'indirizzo Enogastromico, conta in realtà 19 iscitti che sommati ai 3 esclusi formerebbero una normalissima classe di 22 elementi. Ma c'è una complicazione... All'Elba si rischia di perdere una scuola, quella per la Manutenzione e l'Assistenza Tecnica (ex IPSIA), che in passato ha formato tanti bravi artigiani ma, negli ultimi anni ha visto un sempre calante numero di iscritti.
Appena sette quest'anno, che sommati all'unico dei ripetenti ammesso a frequentare l'anno scolastico, formano una non-classe di 8 persone. Il Ministero non la concede. Per salvare il salvabile, le due classi vanno accorpate organizzando dei complicati turni per le materie ed i laboratori pratici nei quali i programmi di studi differiscono a cui si aggiunge il necessario sacrificio di tre adolescenti lasciati a casa, improvvisamente diventati capri espiatori di una situazione malsana che neanche riescono a comprendere. "Ma non ha senso" continua a ripetere uno di loro.
Nelle classi superaffollate e inadeguate della scuola pubblica italiana ed elbana sono davvero quei tre posti il problema?
No, credo invece che molto di più e di meglio possa essere fatto per garantire a tutti il diritto di studio, a partire dalla comunicazione tra la scuola e le famiglie, grazie alla quale la Dirigenza avrebbe potuto scoprire che gli alunni ultrasedicenni intenzionati a proseguire erano solo 3 e non 7, fino all'assurdo dover ancora sottolineare la condizione di insularità dell'Elba, che non permette di iscriversi ad una nuova scuola semplicemente cambiando quartiere.
A sedici anni scade l'obbligo di frequentare la scuola, non scade il diritto. E il paradosso più assurdo è che si debba lottare per il diritto di frequentare una scuola che, alla fine, rischia pure di caderti addosso.