Che vuoi che siano 2 cicche!
Che vuoi che sia una lattina! E via così. La lista delle risposte che mi sono sentita dare quando faccio notare che non è bene per nessuno lasciare le cicche o qualsiasi altra cosa, sulla spiaggia, lungo i sentieri o semplicemente in strada, è lunghissima. E poi quelli che parcheggiano sulle strisce pedonali : ma sono solo 5 minuti!
Ma proviamo ad allargare l’orizzonte. Se io fumo 10 sigarette al giorno e mi cade un mozzicone fanno 30 al mese e 365 in un anno. Moltiplicate per, diciamo, 100 fumatori fanno 36.500. Risultato: un camion di cicche spazzate dalla pubblica via. E questo camion va ad aumentare la tassa dei rifiuti che paghiamo tutti, anche chi non fuma per esempio.
Per chi movimenta migliaia di tonnellate di greggio in tutti i mari del mondo, cosa vuoi che sia la perdita di 20 tonnellate da una piccola nave cisterna. Salvo poi vedere aumentare le accise sulla benzina per far fronte alle spese per la bonifica della zona inquinata, e quelle le paghiamo tutti.
Per chi è abituato, a volte con la compiacenza di istituzioni che chiudono troppi occhi, se non addirittura corrotte, ad occultare tonnellate di rifiuti tossici in ogni buco possibile, anche aldilà del Mediterraneo, cosa vuoi che sia un po’ d’immondizia rovesciata tra gli splendidi olivi pugliesi. Salvo poi il fatto che quelle olive le mangiamo tutti.
A chi è abituato a viaggiare con l’autista, se non addirittura con l’elicottero privato cosa vuoi che interessi se in tutta Italia e nel tratto Piombino -Campiglia negli anni hanno soppresso collegamenti con treni utili soprattutto per i pendolari. Tanto poi quelli c’hanno otto sindaci che non si mettono mai d’accordo! Salvo il fatto che i pendolari che salgono su quei treni usati come carri bestiame, sono le persone che mandano avanti l’Italia.
Per una multinazionale del turismo – per esempio – a cui è concesso di cementificare le coste del Mar Rosso e piantare pali sul coralligeno degli atolli in Oceano Pacifico per piazzarci dei resort, cosa vuoi che importi se una piccola amministrazione elbana dice: no sulle nostre spiagge non costruisci a tre metri dal mare. Loro chiudono e vanno a cementificare dove è loro permesso. E allora noi per permettere loro di far lavorare un tot. di persone 4 o 5 mesi dovremmo chiudere occhi, orecchi e spesso il naso, ma soprattutto la bocca e spegnere il cervello.
Per chi è abituato a contrabbandare armi, a pianificare scontri e sobillare guerre, cosa vuoi che sia se un barcone di poveri Cristi è affondato in mezzo al mare?
Per chi è abituato a ragionare solo in termini di privato profitto, e poi viene chiamato ad occuparsi della “cosa pubblica”, che tutto dovrebbe essere fuorché PRIVATA, come si può pensare che abbia la mente e soprattutto la coscienza talmente libera da non essere influenzato dal proprio passato imprenditoriale? Che tra l’altro prima o poi tornerà a riprendere. Salvo poi scoprire dopo un po’ -a volte anche un po’ troppo dopo, giusto il tempo di far cadere tutto in prescrizione- che ci sono forti interessi privati nel pubblico.
Se il dare e l’avere vengono trattati solo in termini ragionieristici, di bilancio senza Bilancia Etica, dove valgono solo i grandi numeri, gioco forza i piccolini – le piccole comunità- non hanno voce. E l’ente pubblico viene “privato” dell’essenziale e si chiudono i piccoli ospedali e le scuole di periferia.
E allora dobbiamo aggiungere alle risposte di cui all’inizio: “Ma voi all’Elba c’avete il sole, il mare, che volete di più?”
Noi che all’Elba ci viviamo tutto l’anno, noi che non siamo falsi residenti, noi che cerchiamo di comportarci con educazione nel rispetto altrui e delle regole del vivere civile, semplicemente pensavamo di avere dei diritti. Però visto che molti di questi diritti vengono regolarmente calpestati, non riconosciuti e spesso negati spudoratamente, allora ci prendiamo il diritto sacrosanto di protestare.
E protesteremo sempre civilmente, ma sempre e costantemente, con ogni mezzo concesso dalla Costituzione e dal Diritto Civile.
Maristella Giulianetti