In questi giorni ci siamo tutti, o quasi, trovati a dover pagare la prima rata della TASI e tra qualche giorno sarà la volta della prima rata della TARI.
Molti hanno fatto fatica a capire queste nuove abbreviazioni, dato che cambiano ormai ogni anno, dandoci l’impressione di aver abrogato la tassa precedente, si ripresentano con un nuovo e più complesso nome. Il Veneto credo sia l’uno luogo in cui abbiano capito al volo di che si tratta in quanto l’acronimo TASI, nella loro forma dialettale, viene usato spesso come modo dire: “TASI e paga” che, per noi Toscani, può esser tradotto in un più comprensibile “Paga e ZITTO”. In relazione a questo la domanda fondamentale che dovremmo porci è: ma per cosa paghiamo ed i nostri soldi come vengono spesi? Forse la cosa ancora c’interessa o forse no ma di sicuro molti preferiscono non sapere niente per non rovinarsi la giornata ma la percezione che qualcosa non stia più funzionando mi pare abbastanza evidente, anche per chi non vuol vedere.
L’idea, accarezzata a lungo, di uno sviluppo e di un consumismo irrefrenabile c’ha spinto per anni all’acquisto ed ha posto in secondo piano l’uso oculato di ogni risorsa. L’acqua è un bene primario per antonomasia e sprecarla è un sacrilegio ed un lusso da sciocchi. L’idea del “fare e disfare è tutto un lavorare” è ormai tramontata ed il fatto che di lavoro non ce né sia più ne è la conferma. L’idea convinta della necessità indotta di usare prodotti a basso costo, prodotti che durino poco e non siano riparabili, ci si stà inevitabilmente ritorcendo contro. L’idea che una buona macchina possa sostituire l’uomo al quale, in cambio, viene reso del tempo utile per dedicarsi all’attività principale che è, quasi sempre, acquistare ogni tipo di prodotto è una vera utopia.
Tutti abbiamo creduto di poterci permettere tutto: casa a rate, auto a rate, gioielli a rate, tasse e servizi a rate, elettrodomestici a rate, vacanze a rate e ogni altro genere di prodotto con la piccola clausola di rendere il denaro nel tempo così, quando avremo finito di pagare, il prodotto sarà da buttare ed il percorso potrà ricominciare.
Ma cosa c’entra questo con ASA e con i lavori al bivio dell’Enfola?
Tutto e niente finchè non si capirà che perdere acqua, chissà in che misura, e scavare una buca, spesso ripetutamente e nello stesso punto, è un’operazione che non possiamo più permetterci economicamente e moralmente. Vedere e rivedere, per decine di volte, fare scavi e riparazioni in un tratto di strada di 200mt non è più da considerarsi una cosa normale anche perché i costi, questo è bene ricordarlo, ricadranno sulla collettività in termini di bolletta, disagio, rischio e aggiungerei, non per ultimo, credibilità.
Io sono estremamente convinto che gli operai facciano meglio che possono ciò che gli è ordinato di fare e sono altrettanto convinto che loro stessi provino un senso di forte disagio nel vedere che queste tubature si rompono così di frequente, anche alla luce del fatto che, per molti, sono loro i responsabili di un lavoro mal riuscito. Ecco io sogno che, in un mondo in cui nessuno si assume più le colpe e tutto finisce nel dimenticatoio, qualcuno, prima o poi, dica di no quando si rende conto che quello che gli viene ordinato è sbagliato. Io spero e mi auguro che le varie incompetenze, o peggio, vengano sempre più rese pubbliche perché è solo così che potremo evitare che si ripresentino sempre allo stesso modo all’infinito.
PS: per la cronaca alle ore 11 di oggi 17/10/2014 il cantiere, oggetto dell’articolo, era deserto e non mi pare sia una situazione da poter rinviare ma sicuramente ASA avrà le sue buone ragioni.
Aldo Adriani
Ass. Elba in MoVimento