Caro Mario Ferrari, Sindaco di Portoferraio,
Nella nostra città (ed in tutta l’isola d’Elba) le aree di parcheggio destinate a "persone con ridotta capacità motoria" risultano essere un elemento di vitale importanza per la piena integrazione sociale del diversamente abile.
Leggi e regolamenti prevedono facilitazioni per la circolazione e la sosta riconoscendo l'auto privata come "indispensabile ausilio protesico per le persone con limitate o impedite capacità motorie”. Infatti l’attuale normativa prevede che nelle aree di parcheggio devono comunque essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50 o frazione di 50, posti auto riservati gratuitamente ai veicoli al servizio di persone diversamente abili.
Inoltre prevede che nei casi in cui ricorrono particolari condizioni di invalidità della persona interessata, il sindaco può, con propria ordinanza, assegnare a titolo gratuito un adeguato spazio di sosta individuato da apposita segnaletica indicante gli estremi del «contrassegno invalidi» del soggetto autorizzato.
Quando si parla di barriere architettoniche il pensiero corre veloce a scale troppo ripide e alle ruote di una carrozzina. I due termini nascondono, invece, una complessità problematica molto più articolata e radicata nella cultura cittadina. Proprio culturale, perché di questo si tratta: di una abitudine mentale che porta a snobbare l’esistenza di tali ostacoli, impedimenti reali della tanto inneggiata integrazione, basta guardare l'occupazione selvaggia dei marciapiedi , con sedie e tavoli, merci, piante e addirittura contenitori privati di pattume.....
Caro Sindaco Le barriere architettoniche, per rimuoverle serve più di una legge che ne proponga l’abbattimento. Serve educazione ed amore per il prossimo e nel loro caso specifico rispetto.
Caro Sindaco e amico Ferrari, magari in compagnia degli altri Sindaci, fatti una passeggiata per la città per rendertene conto. Persino entrare in un esercizio commerciale, per acquistare un oggetto o per prendersi un caffè, in alcuni casi è un’impresa. Eppure gli scivoli non costeranno certamente una enormità ma ad averceli sono davvero in pochi. “Non ci abbiamo mai pensato” mi ha detto imbarazzato qualche commerciante, rispondendo alla provocazione sul perché non abbiano rimosso le barriere, e qualcun altro che usa la solita frase di convenienza “Non ce n’è bisogno, se un disabile vuole entrare nel mio negozio sono io ad aiutarlo”. Come se l’accessibilità fosse una concessione, un privilegio e non un diritto.
Le contraddizioni più lampanti si raccolgono in quegli esercizi che esercitano funzioni sociali centrali, come le farmacie, le banche o gli uffici sparsi sul territorio comunale . “Si parla spesso dell’abbattimento delle barriere architettoniche invece dobbiamo pietire un aiuto che ci penalizza oltre il nostro handicap".” Così mi diceva stamani un amico in carrozzina, raccontandomi d’aver perso il conto delle troppe discriminazioni subite.
Caro Sindaco questa è la summa di una verità tragicamente culturale tutta elbana che ti (vi) chiama a gran voce.
F.Prianti