Il Dottor Carlo Mazzerbo, che all'epoca dirigeva il carcere di Porto Azzurro, non si rese colpevole di aver rivelato alcun segreto d'ufficio nel nell'ambito dell'inchiesta condotta all'interno dell'Isituto di Pena tra il 2009 e il 2010 in virtù della quale il funzionario era stato rinviato a giudizio unitamente ad altre quattro persone (l'agente
Caterina Maniglio, Fabio Ferretti, Luca Tagliaferro, e Francesco Ciucciarelli) le quali secondo le tesi accusatorie avrebbero detenuto droga ai fini di spaccio nel carcere (e che sono state assolte cosi come Mazzerbo, che dunque non le avvertì indebitamente delle indagini che sul conto loro si stavano conducendo.
Sentenza del Tribunale di Livorno quindi di segno diverso da quella riservata ad altri sette coinvolti nella stessa indagine, che muoveva dal fermo effettuato sul porto di Piombino di due Agenti di Polizia Penitenziaria trovati in possesso di hashish. I sette avendo scelto la via del rito abbreviato, in diversa sede, avevano ricevuto delle condanne per complessivi 5 anni di carcere.
Le imputazioni che riguardavano il Dirigente - attualmente in servizio a Gorgona - hanno perso consistenza quando quello che doveva essere il suo principale accusatore, un assistente capo della Penitenziaria (al quale secondo l'impianto accusatorio Mazzerbo avrebbe rivelato che erano in atto intercettazioni telefoniche ed ambientali) ha dichiarato di essersi confuso durante il primo interrogatorio, finendo per negare al giudice che ciò fosse in alcun modo avvenuto.